A pochi giorni dalla sfida col Lecce l’Inter è ancora una squadra incompleta e senza identità. Persino Gasperini, notoriamente silenzioso e mai polemico, è uscito allo scoperto invitando la società a fornirgli le pedine giuste per affrontare la stagione in vista e partire quantomeno alla pari col Milan e non troppo lontano dalle sempre più fantasmagoriche big europee: una prospettiva poco esaltante per chi esattamente dodici mesi fa si dannava per aver mancato la conquista del quinto trofeo stagionale.
Un piano di mercato vero e proprio sembra non esistere e la fiducia dei tifosi in Branca, al limite dell’infallibilità fino agli albori dello scorso anno, non è più incondizionata come un tempo. Se anche i più sensazionali dei colpi annunciati dai giornali verranno messi a segno nell’ultima settimana di mercato, Gasperini si ritroverà a far rinascere una creatura neonata. E’ difficile credere in un’idea tattica che si sviluppa a campionato iniziato. Tuttavia non tutto è ancora perduto: nel livello infimo del nostro campionato (dimostrato una volta di più dalla figuraccia della terza forza italiana contro i campioni di Spagna al Trofeo Gamper, ndr) bastano pochi acquisti azzeccati a mutare radicalmente gli equilibri. I fuochi d’artificio rossoneri dello scorso anno insegnano. Servono almeno quattro uomini: un difensore di complemento, un centrocampista di qualità e soprattutto due punte di livello.
Partiamo dalla fine. La cessione di Eto’o in tempi di fair play finanziario è stata cosa buona e giusta, per quanto sofferta. Urge un sostituto e non si esce dai due nomi ripetuti fino alla nausea: Forlan e Tevez. Entrambi potrebbero essere acquistati a basso prezzo e a tempo determinato, in vista di un eventuale sostituzione di Gasperini con un big della panchina l’anno prossimo. Ci sarebbe un terzo nome, che risponderebbe all’identikit del fuoriclasse su cui costruire per anni: Giuseppe Rossi. Rapido, talentuoso, giovane ma navigato, si adatterebbe alla perfezione in un tandem con Pazzini o Milito. Ma servirebbe il Moratti vintage che mette mano al portafogli, comunque pieno dopo le cessioni e le plusvalenze degli ultimi anni. Mezzi giocatori come Lavezzi e Zarate genererebbero spese ingenti senza portare la squadra al salto di qualità.
Per quanto riguarda l’altro uomo d’attacco si è alla ricerca di un giocatore duttile che sostituisca Pandev, il cui rapporto con l’Inter è ormai alla frutta, e non dia troppe responsabilità a Castaignos, che ha dato segnali positivi nelle amichevoli precampionato. Il top sarebbe Palacio, graditissimo ovviamente anche a Gasperini, ma forse basterebbe anche meno facendo economia per rimediare invece alla pecca storica della squadra nerazzurra: la qualità a centrocampo.
Le vie percorribili sono due, con componenti di rischio e economicità inversamente proporzionali. La prima sarebbe quella di arretrare Sneijder sulla linea dei centrocampisti alternando i giovani Alvarez e Coutinho nel ruolo di mezzapunta. Ma l’olandese pare restio a ritornare nel suo vecchio ruolo e i due talentini non hanno fornito ancora garanzie sufficienti nel lungo periodo. Allora la strategia più “semplice” sarebbe quella di acquistare un regista giovane e fantasioso. Il nome di Casemiro è fin troppo inflazionato, ma una spesa non superiore ai venti milioni sarebbe giustificata per colmare un vuoto ormai decennale.
Infine la difesa: Samuel nelle prime uscite stagionali è parso in evidente difficoltà e Lucio, Ranocchia, Chivu e un Cordoba sul viale del tramonto potrebbero non bastare a coprire i tre spot offerti dal modulo di Gasperini. Si è parlato di Vertonghen, giovane belga mancino dell’Ajax, ma non è da escludere un investimento più economico entro i confini nazionali per ripetere l’esperimento riuscito con Ranocchia.
E’ possibile coprire tutti questi buchi in una sola settimana? Ci vuole fede e Branca la merita. Sta a lui ripagare le tante aspettative riposte da tifosi divenuti giustamente esigenti, pur rimanendo riconoscenti. Sta a lui dimostrare che l’Inter non è un “ciclo” o una favola, ma la miglior squadra d’Italia del terzo millennio.
Giovanni Cassese