“Il re è morto, viva il re!”. Così nelle corti europee del ‘700 veniva festeggiato il nuovo sovrano. Il vecchio sire moriva e i cortigiani affannosamente si prodigavano per entrare nelle grazie del nuovo monarca. E’ un po’ quello che sta succedendo in questi ultimi giorni di mercato, con gli operatori alla disperata ricerca del giocatore che possa fare la differenza.
Due anni fa l’Inter vendeva Ibrahimovic al Barcellona ricevendo come contropartita il camerunense Eto’o, oltre a un cospicuo conguaglio in denaro. Il Re Leone prometteva impegno e gol. Dichiarò che per farsi amare dai tifosi non era sufficiente baciare la maglia (chiaro riferimento alla presentazione di Ibra al Barcellona): bisognava lottare, fino a sputare sangue sul campo di battaglia.
La società nerazzurra ne fu ampiamente ripagata: il primo anno vinceva campionato, Coppa italia e Champions League; il secondo arrivavano Supercoppa italiana, Mondiale per club e ancora la coppa nazionale.
In questi due anni Eto’o non si è mai risparmiato: nella prima stagione si è sacrificato in funzione di Milito, correndo come un indemoniato sulla fascia, aggredendo il portatore di palla e raddoppiando in marcatura. Tutti compiti che difficilmente un qualsiasi allenatore ha il coraggio di chiedere al suo bomber. Ha sempre segnato (e vinto) tanto, i tifosi lo amano per i gol, le vittorie e per l’impegno dimostrato. Dispiace vedere un giocatore del suo calibro lasciare l’Inter per una sconosciuta squadra russa.
I calciatori sono sempre stati considerati dei mercenari: lo stesso Kakà idolatrato dai milanisti non perdeva occasione per farsi aumentare lo stipendio, riuscendo anche a far tesserare il fratellino dal Milan. In questi ultimi anni però i dirigenti italiani sono apparsi incapaci di reclutare o trattenere i migliori. Ma, se le scelte di Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic potevano essere comprese (Chelsea, Real Madrid e Barcellona sembravano garantire reali possibilità di vittoria), la decisione di Eto’o è quanto meno discutibile e sembra una scelta dettata da un mero calcolo economico.
Il nostro è un campionato in crisi, con squadre che cercano di trovare un grande colpo, ma i giocatori che potrebbero arrivare sono seconde scelte. Gli ultimi arrivi dovrebbero essere Aquilani al Milan e Forlan all’Inter. Il centrocampista ex Juventus è un buon giocatore ma ha palesato negli ultimi anni diversi problemi fisici, potrebbe essere un azzardo puntare su di lui. L’uruguaiano è un bomber di razza e, parentesi inglese a parte (ironicamente i tifosi del Manchester United sfoggiavano magliette con la scritta “ho visto segnare Forlan”), ha sempre segnato tanto. E’ stato anche capocannoniere nell’ultimo mondiale e ha appena sollevato al cielo la Coppa America con la sua nazionale, però ha 32 anni.
In questo momento il Milan è ancora la squadra da battere, difficile credere che Ibrahimovic non riesca a fare la differenza in un campionato diventato mediocre, ma la speranza è che Gasperini e i suoi ragazzi possano sorprenderci.
Stefano Cereda