Due anni fa l’Inter vendeva Ibrahimovic al Barcellona ricevendo come contropartita il camerunense Eto’o, oltre a un cospicuo conguaglio in denaro. Il Re Leone prometteva impegno e gol. Dichiarò che per farsi amare dai tifosi non era sufficiente baciare la maglia (chiaro riferimento alla presentazione di Ibra al Barcellona): bisognava lottare, fino a sputare sangue sul campo di battaglia.
La società nerazzurra ne fu ampiamente ripagata: il primo anno vinceva campionato, Coppa italia e Champions League; il secondo arrivavano Supercoppa italiana, Mondiale per club e ancora la coppa nazionale.
In questi due anni Eto’o non si è mai risparmiato: nella prima stagione si è sacrificato in funzione di Milito, correndo come un indemoniato sulla fascia, aggredendo il portatore di palla e raddoppiando in marcatura. Tutti compiti che difficilmente un qualsiasi allenatore ha il coraggio di chiedere al suo bomber. Ha sempre segnato (e vinto) tanto, i tifosi lo amano per i gol, le vittorie e per l’impegno dimostrato. Dispiace vedere un giocatore del suo calibro lasciare l’Inter per una sconosciuta squadra russa.
I calciatori sono sempre stati considerati dei mercenari: lo stesso Kakà idolatrato dai milanisti non perdeva occasione per farsi aumentare lo stipendio, riuscendo anche a far tesserare il fratellino dal Milan. In questi ultimi anni però i dirigenti italiani sono apparsi incapaci di reclutare o trattenere i migliori. Ma, se le scelte di Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic potevano essere comprese (Chelsea, Real Madrid e Barcellona sembravano garantire reali possibilità di vittoria), la decisione di Eto’o è quanto meno discutibile e sembra una scelta dettata da un mero calcolo economico.
Il nostro è un campionato in crisi, con squadre che cercano di trovare un grande colpo, ma i giocatori che potrebbero arrivare sono seconde scelte. Gli ultimi arrivi dovrebbero essere Aquilani al Milan e Forlan all’Inter. Il centrocampista ex Juventus è un buon giocatore ma ha palesato negli ultimi anni diversi problemi fisici, potrebbe essere un azzardo puntare su di lui. L’uruguaiano è un bomber di razza e, parentesi inglese a parte (ironicamente i tifosi del Manchester United sfoggiavano magliette con la scritta “ho visto segnare Forlan”), ha sempre segnato tanto. E’ stato anche capocannoniere nell’ultimo mondiale e ha appena sollevato al cielo la Coppa America con la sua nazionale, però ha 32 anni.
In questo momento il Milan è ancora la squadra da battere, difficile credere che Ibrahimovic non riesca a fare la differenza in un campionato diventato mediocre, ma la speranza è che Gasperini e i suoi ragazzi possano sorprenderci.
Stefano Cereda
This post was last modified on 29 Agosto 2011 - 01:05