Il mercato dell’Inter è da due anni rivolto alla prospettiva del fair play finanziario. Se volessimo fare i conti nelle tasche del presidente Massimo Moratti potremmo notare come, tra cessioni e acquisti, il mercato si sia concluso finalmente con segno positivo.
Considerando soltanto la prima squadra, tra investimenti per l’acquisto dei cartellini (sia a titolo definitivo che in comproprietà o in prestito con diritto di riscatto) e ingaggio dei calciatori (cifra che praticamente si raddoppia a causa dei criteri di tassazione vigenti in Italia) i nerazzurri hanno speso circa 75 milioni di euro.
In riferimento, invece, alle trattative in uscita (capitolo non ancora chiuso perchè Muntari sembra vicino al trasferimento in Turchia), l’Inter tra stipendi risparmiati e cessione dei cartellini si è ritrovata nelle proprie casse poco più di 80 milioni di euro.
Poi c’è tutto il gioco delle plusvalenze, voce fondamentale all’interno dei bilanci di una società calcistica. Dinamica che ha coinvolto non solo giocatori importanti come Samuel Eto’o, ma anche giovani di prospettiva come Davide Santon, cresciuto praticamente a costo zero nel vivaio nerazzurro. Inoltre la rescissione del contratto di Nelson Rivas e di Marco Materazzi, sommata alla scadenza naturale del rapporto con David Suazo, consentirà all’Inter di risparmiare circa 12 milioni lordi sul monte ingaggi.
Questa situazione rende il deficit di bilancio nerazzurro in forte ribasso. Da due anni (a partire dalla cessione di Zlatan Ibrahimovic) il passivo delle club di Moratti si è ridotto da circa 170 milioni di euro, a 70 nella passata stagione e si abbasserà ulteriormente alla fine di questa annata.
Tra i grandi club, l’Inter è quello che più di tutti ha cercato di rispettare i dettami di Platini in merito all’autofinanziamento. Ma il vero problema sta nel trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di bilancio e la necessità di mantenere la squadra su buoni livelli di competitività. Questo è l’aspetto che preoccupa maggiormente i tifosi.