Il ‘pasticcio’ Forlan ha gettato ulteriori ombre sull’operato di Marco Branca, passato in quindici mesi dall’essere eroe del Triplete a bersaglio delle critiche di tifosi, giornalisti e, stando a quanto si vocifera, società.
Infatti, il vano inserimento del campione d’America in lista Champions ha scaldato gli animi dei vertici societari e a farne le spese potrebbe essere proprio l’attuale direttore dell’area tecnica. Ma la scelta di privarsi del dirigente più brillante dell’era Moratti potrebbe rivelarsi un boomerang per le ambizioni nerazzurre.
Pacato, mai sopra le righe, raramente presente ai microfoni, Branca rappresenta al meglio le qualità dell’Inter vincente, che ha messo da parte le chiacchiere per lasciare spazio ai fatti. Con lui sono terminate le campagne acquisti faraoniche di stampo morattiano a vantaggio di innesti di qualità, mirati e a buon prezzo. Basti pensare a talenti del calibro di Lucio, Maicon, Cambiasso, Sneijder, Milito, Julio Cesar: tutti acquistati a parametro zero o a cifre neanche vagamente accostabili al loro reale valore. E poi la mirabile gestione di Ibrahimovic ed Eto’o, tessere di una partita di domino vinta con l’invidiabile premio di cinque scudetti, una Champions League e “coppette” varie.
La gestione del post-Triplete ha comportato la nascita di un progetto evidentemente triennale, che non potrà essere valutato compiutamente prima del termine della stagione 2012-2013. Nel contesto di ridimensionamento e ringiovanimento non devono stupire, nè gettare discredito su chi le porta a termine, cessioni eccellenti come quelle di Eto’o e Balotelli. Soprattutto se queste evitano addii più dolorosi come quello di Sneijder. Intanto sono stati acquistati giovani futuribili come Pazzini, Ranocchia, Coutinho, Alvarez, Castaignos, Jonathan e campioni affermati come Forlan, per mantenersi in perfetto equilibrio tra un presente competitivo e un futuro radioso.
Manca il manico, un tecnico che possa quantomeno far affievolire il malinconico ricordo di Mourinho. Gasperini sembra troppo poco Special, Benitez forse lo era troppo, Leonardo non era un allenatore e la sua riconferma sarebbe stata una catastrofe tecnica ed economica. Fortunatamente la volontà del brasiliano ha attenuato le conseguenze negative dell’unico vero grande errore di Branca. Forse un segno del destino, nella speranza che gli venga data ancora fiducia.
In fondo abbiamo aspettato quarantacinque anni per riconquistare una Coppa dei Campioni. Vale la pena attendere due anni per valutare il lavoro di colui che ha contribuito a riportarci sul tetto del Mondo.
Giovanni Cassese