Torna a parlare Andrea Agnelli, che ultimamente trova più interessante aggrapparsi a vane speranze e vicende passate piuttosto che concentrarsi sul rendimento della propria squadra. Ribadisce ai microfoni di Raiuno come la Juventus abbia vinto 29 scudetti e che sia stata la prestazione dei giocatori a sancirlo: “I nostri scudetti sono 29, siamo consapevoli di cosa ha detto il campo”. Tutto ad un tratto però non è più l‘Inter il nemico contro cui scagliarsi (ah, davvero?) bensì la Federcalcio: “L’Inter e’ solo un danno collaterale perche’ le hanno assegnato il titolo. Non è la nostra controparte: ci fosse stato il Chievo ce la saremmo presa col Chievo”.
Se, come s’è augurato lui l’antagonismo e la polemica tra Inter e Juve si trasformassero in una sfida sul campo, durante le partite vedremmo caviglie rotte e risse da “Fight Club”, soprattutto visti i toni pacati con cui ha sempre rilasciato le proprie dichiarazioni. Dall’esposto Uefa presentato dal presidente dei bianconeri risulterebbe l’esclusione dell’Inter dalla Champions League 2011-12 per la violazione dell’articolo 2.05 del regolamento, che prescrive ai club di non esser stati implicati in attività volte all’aggiustamento delle partite. Peccato che la norma di cui sopra sia valida a partire dal 27/04/2007 e i fatti contestati al club nerazzurro sarebbero antecedenti. Un tentativo disperato,in poche parole.
La risposta nerazzurra arriva tramite Marco Branca che smorza i toni, invita a soppesare le parole e cerca di chiudere il conflitto verbale che il presidente Agnelli così ostinatamente cerca di tenere aperto: “L’esposto Uefa? Non siamo assolutamente preoccupati. E sono stupito che escano certe considerazioni, bisognerebbe stare leggermente più attenti. Siamo totalmente concentrati sul nostro campionato, e mi piacerebbe che tutto tornasse o rimanesse nell’ambito dello sport“.
Continuare ad alimentare questo fuoco (di paglia) non porterà altro che astio tra giocatori e ovviamente tra tifoserie. La speranza è che questa disputa arrivi ad una conclusione e che invece di privilegiare chi da spettacolo dietro ai microfoni si dia spazio all’emozione genuina del gioco del calcio.