E’ innegabile. La sconfitta casalinga rimediata contro il Trabzonspor nell’esordio di Champions ha lasciato nell’ambiente nerazzurro strascichi che potrebbero rivelarsi piuttosto pesanti per il prosieguo della stagione. Certo, la debacle è stata frutto anche di una buona dose di sfortuna (vedi le diverse parate del portiere Tolga e il gol dei turchi viziato da un netto fuorigioco), ma una squadra come l’Inter, campione del Mondo in carica, non può trovare così tante difficoltà per superare una squadra turca ripescata dopo aver perso i preliminari contro il Benfica.
Una manovra lenta e compassata, il poco dinamismo dei centrocampisti, la scarsa vena realizzativa degli attaccanti e la totale assenza di un gioco, hanno determinato il terzo passo falso stagionale, anche se, per il presidente Moratti, c’è da aspettare: “Mi sembra che per il momento ci sia soltanto da aspettare un attimino perchè è stato cambiato un modulo di gioco”.
Ma i tifosi sono preoccupati per la pochezza dimostrata finora dalla squadra. Dov’è finito lo spirito vincente che ci ha portati sul tetto d’Europa e del mondo? Non può essersi smaterializzato nel giro di due anni.
Certo, giocare con Zarate al posto di Eto’o non è la stessa cosa, ma è proprio per questo che deve venir fuori l’unità del gruppo, e soprattutto, in mancanza di veri fenomeni, è necessaria l’impronta dell’allenatore. Impronta che, per ora, Gasperini non è riuscito a dare.
Ci ha provato il vecchio Gasp ad imporre il suo credo tattico con la difesa a 3, ma si è presto reso conto (o meglio, glielo hanno fatto capire…) che la strada giusta non era quella. Quindi, spazio al più collaudato quartetto difensivo, con il benestare del presidente: “Si, è meglio giocare a 4”. A metà settembre, l’aria attorno al tecnico di Grugliasco sembra essere già piuttosto pesante. Una bella vittoria in casa contro la Roma, potrebbe diventare la giusta rampa di lancio per ripartire con fiducia.
Carmelo Bruno