La quarta sconfitta in cinque gare ufficiali segna l’addio a Gasperini, alla sua idea tattica e a molte intenzioni dirigenziali. In un viaggio dantesco a ritroso, i tifosi interisti sono passati dal paradiso di Madrid, attraverso il purgatorio Benitez-Leonardo, fino a questo inizio infernale. La stagione di rifondazione si è trasformata in un’annata di commemorazione dell’Inter che fu, ma che negli ultimi cinque anni non è stata. L’Inter non è più una big e non fa più paura neanche a un’umile neopromossa. La serata di ieri è stata quella del ribaltone, quella in cui i primi diventano ultimi e viceversa, quella in cui i migliori della classe si ritrovano con tutte insufficienze in pagella.
Ieri sera non si è salvato nessuno. Paradossalmente il migliore è stato Ranocchia, espulso ingiustamente nel finale per una difettosa legge del contrappasso. Gli altri tutti male: Zanetti e Cambiasso che non ne hanno più, Forlan e Milito che non centrano uno stop, Sneijder e Pazzini svogliati e stizziti, Lucio e Chivu che decidono autonomamente di giocare da esterni d’attacco. Male Gasperini che ha permesso tutto questo, senza sapersi imporre, e che non l’ha prevenuto fornendo la squadra degli schemi e gli assetti giusti. Male Branca e tutta la dirigenza che hanno permesso a un simil-esordiente di sedere su una panchina che, dopo Mourinho, pare essere un tempio sconsacrato. Male Moratti che non ha saputo vegliare sul mercato e non ha saputo difendere le sue scelte (o quelle di chi è stato deputato da lui a scegliere) nei momenti di difficoltà.
Novara può essere l’inizio della fine o la nascita di un nuovo progetto, al cui centro deve esserci una guida vera e carismatica. Che si scelga un Virgilio e non un poetucolo alle prime armi. I tifosi nerazzurri hanno voglia di tornar fuori “a riveder le stelle”.
Giovanni Cassese