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Il Napoli senza il suo pezzo forte… il San Paolo

Terzo in campionato lo scorso anno, terzo quest’anno, secondo nel girone di Champions: il Napoli è ormai una certezza, a un passo dall’essere considerata una big nel panorama calcistico europeo. L’ascesa promessa da De Laurentiis aveva lasciato in molti scettici ai tempi della prima stagione fallimentare in serie C. Poco più di cinque anni dopo i partenopei venerano il presidente che con Mazzarri, da lui fortemente voluto e blindato, rappresenta l’emblema della napoletanità: veraci, schietti, caldi e polemici. Il livornese è senza dubbio il miglior tecnico della serie A in questo momento. Il gioco degli azzurri è un perfetto mix di concentrazione, ampiezza e velocità: ingredienti rari per un cocktail micidiale.

L’applicazione, chiesta a gran voce dal tecnico sia in allenamento che in gara, permette a giocatori di medio livello di giocare ben oltre i propri limiti. In pochi, anche a Napoli, riescono a spiegarsi il rendimento di Totò Aronica, per anni uno dei tanti della plebaglia di serie A, oggi fiero esponente della nobiltà europea dei difensori. I suoi compagni di reparto, Cannavaro e Campagnaro, hanno dimostrato di essere campioni da nazionale, anche se i rispettivi selezionatori non li tengono in considerazione. Alle loro spalle Morgan De Sanctis: una carriera da buon portiere spesso disattento, da quando è arrivato all’ombra del Vesuvio è una saracinesca.

Il centrocampo napoletano è quello che sfrutta meglio l’ampiezza del terreno di gioco. Tranne i marziani del Barca, nessuno in Europa lo fa così bene: Maggio e Dossena (o in alternativa Zuniga) sono spine nei fianchi di qualsiasi avversaria. Con l’avvento di Inler il ribaltamento di lato si è nettamente velocizzato, aumentando vertiginosamente la pericolosità degli inserimenti degli esterni. E in caso di un raro errore in mezzo ci pensa il super Gargano di questo inizio di stagione a recuperare il pallone.

In avanti è la velocità a farla da padrone. I “tre tenori“, come i giornalisti sono soliti chiamarli, cantano in realtà un rapidissimo rap fatto di accelerate e bordate improvvise. Con l’Inter con ogni probabilità mancherà Cavani e paradossalmente la sua assenza si sentirà di più in copertura. La sua fase difensiva è degna di un grandissimo terzino. Solo l’Eto’o del triplete e il Rooney dello United campione d’Europa sono stati capaci di mordere le caviglie avversarie fino alla propria area come fa il Matador. Allora è lui il pezzo forte che manca? No.

Il vero X factor del Napoli è il suo pubblico. Il San Paolo, praticamente sempre pieno, è ormai un catino inespugnabile. In trasferta gli azzurri non sono gli stessi: in questo inizio di stagione hanno accumulato una sconfitta, un pareggio (per quanto di livello assoluto) e una vittoria sofferta.

E da quando il Napoli è tornato in A non ha mai vinto a San Siro. Non è ancora tempo per far ritrovare brutte abitudini.

Giovanni Cassese

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redazione