Per i tifosi interisti l’estate è sempre stata stagione di speranze, attese e colpi a effetto. Da un paio di anni a questa parte non è più lo stesso. L’Inter ha scelto di tenere un profilo più basso e, in ossequio ai parametri del fair play finanziario, da tre anni ormai il bilancio entrate-uscite del mercato è sempre in attivo. Strategie e intenti virtuosi non vanno necessariamente di pari passo con gli ottimi risultati: così l’Inter ha “bucato” tutte le sessioni di mercato post-triplete e perso il primato indiscusso in Italia. Ne è testimonianza il fatto che dieci degli undici base c’erano il giorno in cui si festeggiava a Madrid. E l’undicesimo che manca è Samuel Eto’o.
Anche quest’anno l’Inter d’estate ha deluso. Più che all’Ata Quark Hotel, Branca sembra essersi districato all’interno del mercatino delle pulci.
Si è fermato prima al negozietto del giapponese. Lì si sa come va: compri il primo pezzo e funziona, compri il secondo e funziona per un po’, poi scopri la magagna. Così è andata con Nagatomo: ottimo semestre fino a giugno, grande inizio della seconda stagione fino alla disastrosa prova contro il Napoli.
La tappa successiva è stata allo stand delle imitazioni sudamericane: Branca cercava le copie autentiche di Maicon e Kakà ma in Jonathan e Alvarez ha trovato solo merce di qualità scadente. Un po’ come quando ti fanno comprare un abito fatto col “tessuto del futuro” ma al primo lavaggio si restringe.
Poi il dirigente nerazzurro ha deciso di investire su qualcosa di nuovo, interessante, entusiasmante. Prima è arrivato Castaignos, soprammobile bello da rimirare ma difficile da piazzare, poi è stato il turno di Poli. Peccato che, appena acquistato, la sosta obbligata è stata alla bottega successiva, quella delle riparazioni. E da lì ancora deve uscire.
“Basta novità, puntiamo sull’usato garantito!” ha esclamato allora Branca. Ecco Forlan! Ma anche un prodotto eccellente, se usato senza sosta per tutto l’anno, è destinato a subire l’obsolescenza.
Non restava che cercare l’occasione della vita: la merce speciale, con qualità rare, a prezzo superscontato a causa di un difetto di produzione. Un certo Lotito, mercante di professione, vendeva Zarate, talentuoso come pochi al mondo e “indisciplinato tattico” con pochi eguali, anche tra i pulcini della scuola calcio. Risultato: una grande prestazione e una marea di partite deludenti perché il difetto si può talvolta nascondere ma non eliminare.
Così finì il viaggio di Branca al mercatino delle pulci. Peccato che nel mezzo il prode Marco avesse finito i pochi soldi che gli aveva affidato papà Moratti. Fu costretto quindi a fermarsi alla gioielleria dei russi: lì l’affidabilità è pagata bene e Branca ha pensato bene di cedergli l’unico diamante in suo possesso.
Un diamante in cambio di scarti e bigiotteria: che strana compravendita!
Giovanni Cassese