Ha una parola buona per (quasi) tutti, anche per Gasperini: “E’ dispiaciuto anche per la persona che era, perché avevamo un ottimo rapporto con lui. Sono d’accordo con quanto ha detto di recente Pazzini: è stata una sconfitta di tutti, non solo di Gasperini, visto che non siamo riusciti a realizzare quello che lui voleva”. Però ora avanti con Ranieri, che “si sta proponendo alla squadra molto bene: è uno sincero sulle cose, chiaro. La prima cosa che ha detto, arrivando, è stato che era consapevole di quello che stavamo soffrendo, come squadra forte, a non riuscirci ad esprimere. Ci ha detto che lui conosceva benissimo la nostra grinta, la voglia, la qualità, per come era sempre stato difficile giocare contro di noi.”
Terminate le dichiarazioni di rito è arrivato il momento dell’Ivan dispensatore di consigli. Ai ragazzi ha voluto dire che l’attributo più importante per fare strada nel calcio e nella vita è la testa, la mentalità. “Io ne sono un esempio” ha detto ” non mi sono mai considerato un fenomeno, ma un buon giocatore sì, che ha fatto la differenza quando ci sono state le difficoltà e i momenti non buoni per aver usato la testa, per averci messo rabbia, voglia, dedizione. Questa cosa mi ha aiutato a imparare, crescere e a migliorarmi”. Sembra l’eredità di un calciatore a fine carriera, ma questo non è sicuramente il caso del difensore colombiano, che non vede l’ora di tornare in campo pur essendo consapevole che i compagni di reparto sono ottimi giocatori e difficilmente si faranno sottrarre il posto. Ma Cordoba si è sempre messo in discussione nella sua vita e lo farà anche quest’anno. Gli piacciono le sfide impossibili per lui che, dai suoi 173 cm, è riuscito a fermare i migliori centravanti in circolazione.
Svela poi un retroscena interessante, su una litigata tra lui e Ibrahimovic in allenamento, che non doveva essere un mostro di simpatia. “Per un po’ non ci siamo parlati” ha confidato “Poi tutto si è risolto e il rapporto è continuato con rispetto. Lui del resto ha sempre apprezzato le persone che gli dicevano le cose in faccia e io allora feci proprio quello”.
Chiusura con il ricordo più emozionante dei suoi undici anni in nerazzurro. Non è la Champions con Mourinho, non è il primo scudetto con Mancini, ma “la Coppa Italia 2005. Alzai io la Coppa in quella occasione, Pupi era con la nazionale. Fu come se avessimo vinto una Champions, eravamo al settimo cielo, il nostro primo trofeo dopo tanto tempo. Il presidente a un certo punto ci disse che eravamo fin troppo esagerati nei festeggiamenti! Fu bellissimo. Poi, proprio con quella grande voglia, abbiamo continuato a vincere”
This post was last modified on 14 Ottobre 2011 - 19:29