Basta poco per far sognare i tifosi, soprattutto quelli di fede nerazzurra. E quel poco ce lo ha regalato ieri Thiago Motta nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni di Inter Channel. L’italobrasiliano ha parlato del suo rapporto di amicizia con il giocatore più forte del mondo: Leo Messi.
“Con Messi siamo amici, è un ragazzo semplice e umile, mi sono sempre trovato benissimo con lui. Ci sentiamo sempre, ci scambiamo messaggi”, racconta il numero otto nerazzurro. Fino a qui niente di strano, abbiamo pensato tutti. E’ normale, hanno giocato insieme. Subito dopo, però, ecco il colpo di scena con Thiago che alimenta un sogno coltivato da almeno un paio di anni: il possibile arrivo di Messi all’Inter. “Credo che se dovesse andare via da Barcellona, la prima squadra in cui verrebbe sarebbe l’Inter. E’ ancora giovane, prima o poi arriverà anche per lui il momento di cambiare“.
Queste parole, anche se dette da un amico un po’ di parte, sembrano provare ancora una volta la grande stima che Messi nutre per il club nerazzurro e per il presidente Moratti che, a sua volta, non ha mai nascosto il folle amore calcistico per l’argentino. È vero, sarebbe follia pensare a un imminente arrivo della Pulce a Milano, ma è altrettanto vero che la giovane età del due volte pallone d’oro e i continui successi in maglia blaugrana potrebbero provocare in Messi la voglia di confrontarsi con una nuova esperienza.
Leo è stato più volte in visita a Milano per motivi pubblicitari e ha sempre espresso il suo gradimento nei confronti della città. Poi ci sarebbe il presidente che, nonostante gli ultimi due anni di austerity finanziaria, ha sempre dimostrato che la passione può andare oltre le difficoltà economiche (gli acquisti faraonici di Ronaldo e Vieri ce lo confermano). Chissà che, dopo aver vinto tutto con la maglia blaugrana, Leo non voglia cercare nuovi stimoli proprio nell’unica squadra che è riuscita a fermarlo. “Fantasie, fantasie che volano libere” cantava Vasco Rossi, e noi interisti continuiamo a lasciarle volare nella speranza che un giorno questa favola possa trasformarsi in realtà.
Lorenzo Candotti