Nessuno però, neanche il più inguaribile pessimista, si sarebbe aspettato un’Inter in piena zona retrocessione dopo nove giornate di campionato. Invece siamo costretti a commentare numeri impietosi: 5 sconfitte, 16 gol subiti, quart’ultimo posto in campionato e quarto allenatore in meno di un anno e mezzo. Ed è proprio questo dato a testimoniare il progressivo declino cominciato dopo il trionfo di Madrid. La scalata al tetto del mondo non è bastata per tenere viva la scintilla accesa lo scorso 22 maggio dallo Special One.
Da quella magica notte l’Inter si è limitata a cullare il suo glorioso passato, senza preoccuparsi di programmare il futuro. La società ha smesso di investire, rinunciando a un rinnovamento che sarebbe stato necessario per mantenersi competitivi. Ai successori di Mou sono rimaste solo le rovine di un’armata invincibile: Benitez prima e Gasperini poi hanno pagato con l’esonero le loro idee rivoluzionarie; Leonardo e Ranieri sono stati chiamati per riportare l’Inter alla “normalità”. Tuttavia, se per il brasiliano, che poteva contare sull’apporto non indifferente di un certo Samuel Eto’o (maestro nel risolvere le partite da solo, mascherando gli effettivi problemi della squadra), “normalità” voleva dire “rincorsa scudetto”, per il tecnico testaccino lo stesso concetto rischia di diventare sinonimo di “lotta salvezza”.
Perchè “aggiustare” non basta più e aggrapparsi ancora agli eroi del Triplete, sperando che siano loro ad aprire un nuovo ciclo di successi dopo aver appena chiuso un lustro da assoluti protagonisti, è un errore che l’Inter potrebbe pagare a caro prezzo. Perchè osservare le regole imposte dal fair play finanziario, sacrificando sul mercato campioni che hanno fatto la storia recente del club, serve a poco se poi non si centra la qualificazione alle coppe europee. Perchè Ranieri non è il mago di Oz (ipse dixit) e quest’anno “riparare” a gennaio gli errori fatti in estate potrebbe essere troppo tardi.
Alessandro Suardelli
This post was last modified on 2 Ottobre 2013 - 17:19