“Approfitto di questa occasione per ringraziare, attraverso la Gazzetta, i tifosi che mi hanno dimostrato grande affetto esponendo uno striscione a San Siro. E mi sono deciso a parlare per loro e tutti gli altri che mi hanno mandato messaggini o mi fermano per la strada, chiedendomi perché non sono più all’Inter”.
Questa è la premessa con cui Lele Oriali apre l’intervista rilasciata in esclusiva alla Gazzetta dello Sport. Sono passati sedici mesi dal suo allontanamento: all’epoca l’Inter si era appena laureata campione di tutto; oggi, senza di lui, si trova in zona retrocessione.
L’intervista inizia con una domanda che da tempo tormenta i tifosi nerazurri: perchè la società nerazzurra ha deciso di rinunciare a lui? “Nemmeno io conosco i veri motivi – spiega Oriali – dopo 30 anni all’Inter pensavo di aver guadagnato più rispetto e credibilità. So soltanto per chi sono andato via. Dopo l’addio di Mourinho, il presidente si è lasciato convincere da Branca e altri dirigenti che volevano un nuovo progetto senza di me”.
Si inizia finalmente a fare un po’ di chiarezza su questa triste pagina della storia nerazzurra. Benitez in panchina ha portato Carboni: è dipeso da lui? “Il mio posto in società non è stato preso da Carboni. Se qualcuno pensa che io ce l’abbia con lui, sbaglia“.
Dopo questa affermazione crescono inevitabilmente le responsabilità di Branca. Alla luce dei risultati ottenuti in sua assenza, Oriali rincara la dose e si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “Visto l’andamento della squadra negli ultimi sedici mesi, sono felice di non aver fatto parte di questo progetto“.
Quali sono stati gli errori? “Errori di inesperienza e presunzione in fase di programmazione. Fare il dirigente all’Inter non è semplice e nessuno può pensare di aver capito tutto se manca di esperienza”. Qual è stato l’errore più grave? “Benitez era un allenatore nuovo, andava supportato da qualcuno che conoscesse bene l’ambiente. E poi non si possono cambiare 4 allenatori in meno di due stagioni. Io non ho nulla contro Gasperini, ma tutti sapevano come giocano le sue squadre. E allora perché è stato perso tempo, invece di prendere subito Ranieri che era libero anche a giugno? Cambiare così tanto crea confusione, non soltanto tattica, nella testa dei giocatori che perdono punti di riferimento. Persino i campioni del Barcellona andrebbero in confusione se lavorassero con 4 allenatori diversi in così poco tempo”.
L’ex bandiera nerazzurra continua cercando di tracciare gli obiettivi per questa stagione: “Bisogna essere realisti. In Champions il livello è alto. In campionato l’obiettivo minimo sarebbe il terzo posto“. Infine conclude parlando del suo futuro: “Ho avuto tre-quattro offerte. Ma l’anno scorso, da gennaio a giugno, ho preferito andare a Manchester da Mancini, approfittandone per fare un corso di inglese. Mancini è stato bravissimo a cambiare mentalità e modo di allenarsi ai giocatori inglesi. E l’idea di tornare a lavorare con lui non mi dispiacerebbe“. In bocca al lupo Lele.