Siena è sempre stato luogo di conquista, che fosse per una passerella trionfale o per una violenta battaglia da vincere all’ultimo minuto. A Siena hanno scritto la storia i migliori campioni di questi anni nerazzurri: Materazzi, Maicon, Milito. In Toscana si sono affermati gli eserciti interisti più gloriosi, guidati da generali valorosi come Mourinho. Oggi l’Inter è un esercito delle mosche che può trovare la gloria solo grazie al gesto di una recluta.
Oggi si sprecheranno gli articoli su Luc che “toglie le Castaignos dal fuoco”. E non si va tanto distanti dalla realtà. Il soldato Castaignos ha vinto una battaglia che fino al novantesimo non si poteva definire neanche “persa”. Era difficile persino definirla “combattuta”: i nerazzurri guidati da Ranieri scendono in campo del tutto privi dello spirito combattivo che negli ultimi anni è stato il marchio di fabbrica. In più il generale ci mette del suo, scombinando lo schieramento e sovrapponendo le varie linee. Il 4-1-4-1 si trasforma in un 5-4-1 con Motta che si abbassa costantemente tra Ranocchia e Samuel: utile quando sei Pirlo o hai gente come Eto’o che attacca la profondità; meno quando il passaggio più creativo non supera la metà campo e gli “esterni” d’attacco sono gli immobili (uno per scelta e l’altro per propensione) Zarate e Alvarez.
Il pressing dei senesi spinge i nerazzurri alla ritirata, spesso fino alla porta di Julio Cesar. Le battaglie si vincono coi giovani, ma l’Inter continua a schierare i “vecchi”. Cambiasso e Stankovic hanno la faccia e – soprattutto – il fisico dei reduci, lieti di ritrovarsi sui terreni della gloria, ma incapaci di muoversi a un passo più rapido di quello “da corteo”. Il pluridecorato Samuel e Ranocchia hanno vita facile contro le timide incursioni degli avanti toscani. Nagatomo e Zanetti sgroppano inconcludentemente sulla fascia come bersaglieri che suonano fuori tempo. Quando anche le riserve Obi e Castaignos, entrate a inizio del secondo tempo, e l’eroe di guerra Milito non riescono a incidere, le speranze di distruggere il fortino senese crollano a picco. Proprio quando tutti si stavano rassegnando a un’umile e inevitabile ritirata arriva la mossa: Thiago Motta supera finalmente la metà campo e regala allo sgusciante Castaignos, infiltratosi tra le linee nemiche, la possibilità di andare in rete.
Quando la partita finisce e “dietro la collina non c’è più nessuno” (per citare De Gregori) alla gioia subentra una triste consapevolezza: le recenti prestazioni delle reclute nerazzurre dimostrano che i giovani non mancano. Il problema è che questa squadra non riesce e non può valorizzarli. “Salvate il soldato Luc”. E il soldato Coutinho, il soldato Alvarez, il soldato Ranocchia. Prima che sia troppo tardi e non ci sia più niente da salvare.
Giovanni Cassese