E’ la storia più vecchia del mondo (forse più difficile da risolvere dell’indovinello “è nato prima l’uovo o la gallina?”) quella che riguarda il rapporto tra giocatori e denaro. A tal proposito si potrebbe ipotizzare un nuovo indovinello: “i giocatori sono più legati alle maglie che indossano o ai soldi che guadagnano?”.
La lista di trasferimenti faraonici da una società all’altra porta a credere che siano i soldi a fare la felicità e non la città in cui vivi o il club e i tifosi per cui giochi. L’ultimo calciatore che ha inciso il proprio nome in questa lista è stato Samuel Eto’o. Il suo passaggio all’Anzhi, società russa tutt’altro che blasonata, ha destato scalpore soprattutto per il contratto da 20 milioni di euro all’anno che ne ha fatto il calciatore più pagato di sempre e lo ha convinto ad accettare il prepensionamento nella Russian Premier League.
Il “Re Leone” comunque è in buona compagnia. Basti pensare a Bobo Vieri quando passò dalla Lazio all’Inter, a Beckham quando approdò prima dal Manchester United al Real e poi dalle Merengues ai Galaxy o ai vari Ibrahimovic, Roberto Carlos, Zidane, Cristiano Ronaldo. Insomma si potrebbe andare avanti per giorni.
Tuttavia, a parziale discolpa di Eto’o, va detto che la società ha fatto ben poco per opporsi alla cessione: a quel punto il giocatore ha preferito la strada del guadagno a quella del blasone. In ogni caso, dal giorno del suo arrivo in Russia, è cresciuto esponenzialmente il numero dei “moralizzatori improvvisati”, che hanno voluto commentare la sua scelta. Ieri, dopo l’ennesimo attacco (questa volta da parte di Lizarazu), il camerunense è esploso e ha risposto a tono: “Sono un po’ stanco di chi mi dà lezioni e mi accusa di aver accettato l’ingaggio senza pensare. Lizarazu, quando passò dall’Athletic al Bayern, lo fece perché preferiva la Germania alla Spagna? Credete che al Barcellona o all’Inter giocassi gratis, disinteressatamente? Ero già uno dei giocatori più pagati al mondo. Anche all’Inter contavano sulla mia esperienza e sul mio carisma, ma qui ho la sensazione di essere ancora più coinvolto nel progetto. Una volta, quando un giocatore stava male nel suo club, lo si accostava al Chelsea, ora lo si fa con l’Anzhi. Diventeremo un punto di riferimento, e altri campioni mi seguiranno, vedrete. Quest’estate la soluzione più facile sarebbe stata restare all’Inter o andare in Inghilterra, dove mi cercavano. Ma ho scelto l’avventura”.
Difficile pensare che Samuel si sia fatto influenzare dallo spirito di avventura più che dal denaro, ma ognuno è libero di prendere le decisioni che ritiene più giuste per sè e per la propria famiglia. Se proprio qualcuno deve esprimere un giudizio, non saranno certo i colleghi del camerunense a poter parlare ma i tifosi che, nel mondo del calcio, sono gli unici a pagare di tasca propria, senza avere nessun ritorno economico. Noi, però, possiamo solo ringraziare Eto’o per le emozioni che ci ha regalato, certi che nessuna cifra al mondo potrà regalargli le stesse emozioni che gli hanno regalato i colori nerazzurri.