Petrucci lo ammette con un sorriso amato, pur evitando il termine “fallimento”: il tanto sbandierato incontro è servito a poco, pochissimo, se non a nulla. Per carità, l’idea alla base dell’incontro era nobile, e va reso merito al numero uno dello sport italiano di aver per lo meno fatto incontrare in una stessa stanza gente che ormai non si rivolgeva la parola da mesi. Pensare però ad un esito diverso da quel che è stato era francamente impossibile.
Tolti i commensali che chiedevano spiegazioni alla Figc sulle penalizzazioni ricevute nell’estate 2006 (Della Valle) e quelli che erano poco più che spettatori (De Laurentiis e Galliani), l’interesse di tutti era rivolto alla coppia Agnelli-Moratti. Si fa fatica, onestamente, a credere che il presidente bianconero potesse davvero pensare di alzarsi da quel tavolo con uno scudetto in più (a proposito: da anni ostentano ostinatamente 29 scudetti, a parole e ora anche nel nuovo stadio. Il passo successivo sarebbe stato applicare sulla maglia una terza stella?) e non si capisce cosa si sarebbe dovuto aspettare Moratti da tale incontro. Forse la speranza di tutti gli juventini e degli anti-interisti era quella di vedere il presidente nerazzurro cospargersi il capo di cenere, chiedere scusa ad Agnelli, tirare fuori da un borsone il trofeo del famoso scudetto e consegnarlo, in posa a favore dei fotografi, a chi l’aveva sempre attaccato.
Irragionevole, ovviamente, e soprattutto contrario a sentenze che sono arrivate a cascata dal 2006 fino a pochi mesi fa, a Napoli. Così, mentre tutti, “mediaticamente”, si aspettavano qualcosa dall’Inter, ecco che invece proprio l’Inter si sarebbe dovuta aspettare qualcosa da questo tavolo. L’aveva detto anche il presidente pochi giorni fa: “Vado con molta curiosità” non sapendo il clima che avrebbe trovato. Cosa ci si aspettava, quindi? Le scuse di Agnelli per gli attacchi subiti in questi anni da parte di una società che è stata punita e che ha visto dei propri (ormai ex) dirigenti più volte condannati? Il sostegno dei rappresentanti delle altre società, desiderosi di guardare avanti, al futuro, e non tornare ciclicamente su un passato avvelenato?
Il Tavolo dell’Ipocrisia alla fine si è rivelato un fallimento, anche dal punto di vista dell’interesse suscitato nel tifoso medio. Ci fosse stato almeno Mourinho… Ognuno è rimasto – giustamente – sulle proprie posizioni e da domani si tornerà a parlare di calcio giocato. Fino alla prima sosta o alla prima svista arbitrale, quando vecchi e nuovi rancori torneranno a galla e si ricomincerà a parlare di “Morattopoli” e dello scudetto del 2006, poi di quello del ’98 e così via, almeno per altri 10 anni.
This post was last modified on 15 Dicembre 2011 - 14:45