Quinta vittoria in sei gare e quinto posto in solitaria. No, la nostra redazione non ha cambiato sponda. Stiamo parlando proprio dell’Inter, vincitrice in quel di Cesena e ora occupante (molto meno abusiva di altri “inquilini”) dei piani alti della classifica della serie A.
Prima di studiare i progressi della compagine nerazzurra è bene anteporre una riflessione sul livello generale del nostro campionato. Non esiste una valida analisi di bilancio che non parta dallo studio del contesto macro. La qualità del campionato italiano, a dispetto dei successi europei, è ai minimi storici. La rapida ascesa dell’Inter, ancora in palese difficoltà per quanto vincente, ne è una chiara prova.
La mediocrità generale provoca sensazioni opposte: rammarico nel constatare che a questa squadra non mancherebbe poi tanto per competere ai massimi livelli (e chissà che il poco che c’è non basti già…); fierezza, mista a sollazzo, nel vedere gli stessi che accusavano il mondo nerazzurro di saper vincere soltanto giocando i campionati “in solitario” bullarsi ora della grandezza delle proprie gesta. Noi che degli ultimi campionati di serie A non ce ne siamo perso uno possiamo assicurare che la quantità di talento in Italia non si è miracolosamente impennata negli ultimi due anni. Anzi…
Non sarebbe meglio parlare, per quanto sia difficile farlo, della vittoria di Cesena? E’ complicato elogiare una squadra che non riesce a creare un’azione degna di nota in novanta minuti. E’ impossibile biasimare una squadra che trova il secondo successo fuori casa in cinque giorni dopo essere stata nel pieno della lotta per la retrocessione. E’ proibitivo comprendere la prestazione di Ranocchia, Giano bifronte, disastroso nei suoi cavalli di battaglia, decisivo nell’area di rigore altrui.
E’ inverosimile criticare Ranieri, che sbaglia tutto: insiste a puntare su cavalli sbagliati come Cambiasso e Milito, arretra eccessivamente Thiago Motta, limita la spinta di Maicon sulla fascia debole del Cesena, lascia Coutinho in balia delle discese di Ceccarelli, Comotto e Nagatomo (tanto aggressivo quanto indisciplinato), per poi sostituirlo con Obi, privando la squadra anche del minimo di talento che ancora possedeva. Tutto sbagliato, tutto vero. Ma è lui che ci ha portato dagli abissi alla vetta e in casa nerazzurra il valore della riconoscenza vale ancora tanto, talvolta fin troppo.
E allora è meglio non parlare della vittoria di Cesena, proprio perché è difficile farlo. Dopo aver malinconicamente lasciato (a chi più lo merita, ndr) il titolo di campioni del mondo, diciamo addio anche alla “Pazza Inter”, quella che regalava vittorie al cardiopalma e delusioni epiche. Branca deve aver chiuso un patto col diavolo, cedendo le emozioni in cambio dei punti. Sarebbe il primo affare azzeccato dell’anno.
Giovanni Cassese