Purtroppo, come tutti ben sappiamo, quella notte ha coinciso anche con l’addio dell’uomo che aveva permesso tutto ciò e, di conseguenza, con la fine del ciclo più vincente della nostra storia. Nell’ultimo anno e mezzo i continui cambi di allenatore e le prestazioni altalenanti di giocatori e squadra più volte ci hanno riportato indietro nel tempo, spingendo nostalgicamente la nostra mente a quella data e a quella compattezza che ci aveva permesso di arrivare sul tetto d’Europa.
Per rivivere quelle emozioni, sfruttando le vacanze natalizie, ho deciso di trascorrere qualche giorno a Madrid insieme ai miei amici. Da tifoso interista è come se avessi affrontato due viaggi in uno: il primo reale, per le strade della capitale spagnola; il secondo nella mia testa, tra i ricordi di quella magica notte.
Atterrati in Spagna, la prima idea è stata quella di visitare subito il “Bernabeu”. Per raggiungere lo stadio abbiamo deciso di prendere la metropolitana e da quel momento la mia mente ha preso il treno dell’immaginazione. Nel vagone, oltre ai miei amici, vedevo una folla immaginaria di persone con le sciarpe di Inter e Bayern. Una, due, tre, quattro fermate, pensavo dentro di me: “ma quanto manca allo stadio?!?!”.
Poi finalmente ci siamo, lo speaker annuncia: “Parada Santiago Bernabeu”. Scendiamo dalla metro e lungo il tunnel che porta all’uscita inizio a sentire anche qualche coro, salgo l’ultimo scalino e finalmente vedo davanti a me lo stadio. L’emozione cresce perché il Bernabeu è veramente qualcosa di eccezionale: campioni del Mondo, campioni d’Europa, sono molte le emozioni che questo stadio ci ha regalato.
Vengo risvegliato per un attimo dai miei amici che erano già in coda per acquistare il biglietto della visita mentre io ero ancora fermo imbambolato. Il ritorno sul “pianeta terra” dura poco perché appena inizio a salire la prima rampa di scale che porta alle tribune sento salire i cori dei tifosi. Dopo una quantità indefinita di scalini, neanche paragonabili a quelli di San Siro, ecco finalmente l’ingresso della tribuna.
Una volta entrato all’interno dello stadio mi siedo sul primo seggiolino libero. Rimango lì seduto per circa dieci minuti e con la mente immagino ogni momento indimenticabile di quella sera: la coreografia, i gol di Milito e le lacrime di Mourinho. Poi i miei amici mi trascinano via perché ci sono ancora la sala trofei e gli spogliatoi da visitare e il loro è quasi come il triplice fischio dell’arbitro. Mi alzo, mi avvio verso l’uscita e do un ultimo sguardo verso la tribuna d’onore, pensando al Capitano che alza la coppa. Sorrido e inizio a scendere le scale pensando dentro di me che anch’io, tra sogno e realtà, sono stato al Bernabeu.