“Oggi. Oggi è il giorno”, è ciò che penso appena sveglia. Aspettavo il derby da mesi. Ad agosto sembrava così lontano e invece eccoci qui. Già da una settimana si respira un’aria diversa: amici interisti che non si vogliono sbilanciare, quelli là che gongolano convinti di vincere. Un mio amico rossonero tutto tronfio mi scrive sulla bacheca di facebook: “Ti chiamo dopo la partita, non fare l’antisportiva e vedi di rispondere…”. Vedremo… Io ho una pessima sensazione e, viste le circostanze, è meglio così. Ogni volta che le fibre del mio essere sentono che perderemo, vinciamo. Posso solo sperare che vada così anche oggi.
Mi preparo verso le 15.30, seguendo un rituale preciso. Sciarpa in vita, maglia di Wesley, sciarpa della Curva al collo, piumino pesante e… converse (quello è stato un vero errore tattico). Alle 16 passa un mio amico e insieme andiamo a prendere la nostra fedele “compagna di Curva”. I miei mentre esco, allibiti, mi chiedono perché esca ad un’ora tanto ridicola. Ma loro non possono capire. Bisogna esser lì, quando apriranno i cancelli, farsi le scale d’un fiato e assicurarsi i soliti posti, sempre per scaramanzia.
Arriviamo in Piazzale Lotto in men che non si dica, ci fermiamo al Mc per un cheeseburger al volo, circondati da mi….da mil…da quelli là insomma. La mia amica cerca di fotografare un imbarazzante esempio di “tifosotto rossonero” e io mi faccio quattro risate quando con un gesto plateale la manda a farsi un giro…
Le gambe son leggere, l’adrenalina sale e in un baleno siamo davanti all’Ingresso 2, riservato a chi va in Curva. Con orrore scopriamo che i cancelli aprono alle 18, siamo in anticipo di un’ora. Cominciano i cori, gli steward sorridono e qualcuno salta con noi seguendo il famosissimo “Chi non salta rossonero è, è!” . Le converse, come ho anticipato, si sono rivelate una pessima idea. Ho le dita dei piedi congelate e la cosa mi sta facendo innervosire.
Quando aprono i cancelli mi fiondo dalla steward che mi perquisisce da cima a fondo e mi chiede “Fumi?” , io “No” e lei “Niente?”. Il mio sguardo deve aver risposto per me, perché mi ha lasciata andare all’istante. Se devo esser sincera, forse a causa dell’adrenalina alcuni ricordi sono annebbiati. So di per certo che abbiamo fatto di corsa le scale, che ci siamo fiondati in Curva e… che il mio cuore ha mancato un battito. San Siro.
I ragazzi della Curva ci raccomandano di leggere bene le indicazioni per la coreografia, stasera c’è “il cambio”, due coreografie in una. Sarà spettacolare!!! Pian piano lo stadio si riempie, iniziano i cori, lo speaker annuncia le formazioni e… il fischio d’inizio. Da li in poi vorrei poter fare il resoconto della partita, ma la verità è che non mi ricordo assolutamente nulla, a parte il battito accelerato e le sensazioni di quasi svenimento ogni volta che quelli là si avvicinavano alla nostra porta.
A fine primo tempo un mio amico appare con una cioccolata calda in mano, strano non vederlo con una grappa. Inizia il secondo tempo, non faccio in tempo a pensare “Se segniamo si ustiona” che il capitano corre, corre verso la loro porta e passa la palla, uno di quelli là sbaglia, il Principe intercetta e…tira! Sembra passino interi minuti da quando la palla impatta col suo piede a quando raggiunge la porta…palo…e GOOOOOL!!!
La Curva esplode, vengo sbalzata svariati seggiolini più in là e 5 o 6 persone mi cadono addosso. Sento solo la gamba destra che si incastra dolorosamente tra i seggiolini e le urla di gioia tutto intorno. Una mano appare dal nulla e mi aiuta a rialzarmi, ripartono i cori, più forti di prima. Il resto della partita è un susseguirsi di cori, respiri di sollievo e tensione che sale alle stelle.
Mancano 4 minuti, e io sto per piangere. Al fischio finale non si sa come vengo nuovamente catapultata, sempre cadendo sulla già malconcia gamba destra. Mentre scendo le scale zoppicando canto, canto ed esulto, finalmente leggera come l’aria. Pian piano raggiungiamo la macchina, la gamba è gonfia e dolorante, ma per la mia Inter questo e altro. Sulla via del ritorno ci fermiamo a prendere una birra per festeggiare…e mi viene in mente quel simpaticone del mio amico.
Ovviamente non ho ricevuto nessuna telefonata, quindi proprio per non essere antisportiva, decido di scrivergli “Aspettavo una tua telefonata stasera….”. So che si arrampicherà sugli specchi e cercherà mille scuse, ma non mi importa…quindi spengo il telefono e brindo alla vittoria. Milano siamo noi!