Recuperare un gap di classifica e di rosa costa fatiche fisiche e importanti investimenti economici. Per tornare con i piedi per terra dopo i bagordi mentali (e per qualcuno anche fisici) scaturiti dalla vittoria inattesa del derby meneghino, è necessario cancellare l’amplesso del gol di Milito e ripensare a dove si era giunti poco prima della goffa entrata di Abate e della palla incrociata dal Principe sul secondo palo.
L’Inter era ed è una squadra fondamentalmente vecchia – più nelle gambe che nella testa – ma non completamente priva di potenzialità: la relativa velocità con la quale Claudio Ranieri detto, parodiando alcuni suoi antenati capitolini, “Il normalizzatore” è riuscito a scalare la classifica rende evidente soprattutto la grande capacità di reazione del gruppo.
Per tornare tra le prime cinque corazzate europee, dove i nerazzurri hanno militato nell’ultimo anno dell’era Mancini e nelle due della monarchia mourinhiana (sebbene non sempre i risultati lo abbiano confermato), e colmare il divario che separa il club di Moratti dai rossoneri in Italia, rimangono solo due strade: correre di più o affidarsi a un gioco rigoroso e lineare, aspettando il colpo di genio di qualche campione.
Ranieri, dopo aver chiesto i certificati di nascita dei suoi atleti all’anagrafe, ha optato saggiamente per la seconda opzione (esattamente l’opposto di quanto fatto dal triste Gasperini), almeno per i prossimi mesi. In quest’ottica, Carlos Tevez, campione di estro e solista per eccezione, si inserirebbe perfettamente nel mondo nerazzurro. L’unico giocatore davvero utile nei prossimi quattro mesi potrebbe essere lui.
In chiave futura, invece, restano da colmare le lacune a centrocampo con due giocatori di tecnica e sostanza, giovani ma non da svezzare (cosa che all’Inter non è mai riuscita troppo bene). Le operazioni, per bruciare i tempi e vincere la concorrenza di eventuali concorrenti, potranno già essere chiuse, almeno in parte, in questa sessione di mercato. I nomi di Kucka e Montolivo sarebbero le piste più percorribile e non eccessivamente dispendiose: insomma, in linea con il fair play finanziario che tanto spaventa Moratti (l’unico per ora in Europa a crederci).
L’Inter del gennaio 2012 si trova esattamente dove era giunto il Milan leonardiano nel maggio 2010: in bilico tra un declino definitivo e una resurrezione. Con Ibrahimovic, Boateng e Van Bommel i cugini hanno vinto lo scudetto. Con Tevez, Kucka e Montolivo dove potrebbero arrivare i Ranieri boys? Qualcuno nel palazzo Saras comincia a chiederselo.