Alla faccia della nostalgia per l’incantevole e incantata stagione del Triplete, alla faccia dell’incapacità di svecchiare una squadra ormai logora.
Dati alla mano, negli ultimi 18 mesi, l’Inter ha salutato, in modo definitivo o temporaneo, ben 15 giocatori inscritti nella rosa ufficiale della storica cavalcata 2010 e ne ha inseriti 14 nuovi, mantenendo ad oggi l’elenco quasi invariato a livello numerico (29 nel 2010, 28 nel 2012).
Già nella sessione di mercato invernale 2010 il duo Branca-Oriali aveva deciso di fare a meno di Patrick Vieira, ospitato per un anno nella pensione dorata di Mansour e ora allenatore delle giovanili dei Citizens, di David Suazo, destinato al Genoa, e di Amantino Mancini, allora in prestito al Milan e oggi convocato più nelle aule dei tribunali che tra le fine dell’Atletico Mineiro di Belo Horizonte. Tre pedine che erano sembrate, a ragione, poco funzionali al progetto di Mou e che avevano collezionato 27 presenze in tre, per lo più spezzoni di partita, con una sola rete messa a segno (tra l’altro dal centrocampista Vieira).
Tra gli ex tripletisti ci sono anche 5 giovani di belle speranze – fino a oggi rimaste tali – che in quegli entusiasmanti nove mesi erano stati poco impiegati: Rene Krhin, 5 presenze nel 2009/2010 e in questo torneo a disposizione di mister Pioli nella “Grassa” Bologna; Alen Stevanovic (1 presenza) in forza al Torino, dopo una breve parentesi oltreoceano; il giallorosso leccese Giulio Donati (1 presenza); Marko Arnautovic (3 presenze) e un presente non propriamente roseo nella Bundesliga, sponda Werder; Davide Santon (15 presente), il “bambino” (citando Mou) che aveva conquistato il popolo nerazzurro e oggi protagonista in Premier con il Newcastle.
I rimanenti sette ex nerazzurri sono pezzi da novanta per diversi motivi: Toldo e Materazzi, rispettivamente ritirato e svincolato, per quello che hanno dato alla causa del Biscione in passato; Pandev e Mariga, attualmente al Napoli e alla Real Sociedad, per il fatto di essere ancora nell’occhio del ciclone in operazioni di mercato d’attualità o quasi; il “Trivela” Quaresma per la portata del flop tecnico ed economico causato alla società di corso Vittorio Emanuele; Balotelli ed Eto’o per il gap comportato all’attacco interista.Il giovane italiano, infatti, nel 2009/2010 aveva siglato 11 reti, alcune delle quali fondamentali nel trionfale cammino interista; il danno in fase offensiva, sia nell’aspetto puramente realizzativo sia nella costruzione del gioco, della cessione all’Anzhi del camerunense, top player a livello globale, è evidente ogni volta che l’Inter scende in campo.
Nelle prossime ore, infine, patron Moratti potrebbe concludere altre operazioni in uscita, assottigliando ulteriormente il manipolo dei reduci: Thiago Motta sta già prendendo lezioni di francese per farsi trovare pronto alla chiamata di Leonardo; Chivu e Muntari, in scandenza, stanno sondando il terreno per affrontare una nuova avventura. Una fase di transizione, quella avviata dalla dirigenza interista, necessaria (non per il fair play finanziario) che, grazie all’operato di Ranieri il “normalizzatore”, sta avvenendo in sordina e che, se compiuta con investimenti adeguati e lungimiranza tattica, potrebbe offrire buoni frutti.
Certo, con un Eto’o in più, il raccolto sarebbe stato pingue anche senza dover concimare il terreno di nuove scommesse ogni quattro mesi.