Il risveglio dal coma di inizio stagione coincide, infatti, con la resurrezione dei reduci della cavalcata mouriniana: Julio Cesar, tornato a volare tra i pali, Samuel e Lucio, in formato “muro di Madrid”, Maicon e Motta, finalmente fuori dal tunnel degli infortuni, Milito, rimpossessatosi della corona di “Principe” e i sempreverdi Cambiasso e Zanetti.
Proprio questo aspetto, però, pur riportando la serenità nell’ambiente nerazzurro, offre diversi spunti di riflessione pensando all’immediato futuro. Per il secondo anno consecutivo l’Inter è costretta ad aggrapparsi ai suoi fragili campioni per rimettersi in carreggiata dopo un avvio disastroso. E, se l’anno scorso non erano bastati 4 innesti (Pazzini, Ranocchia, Nagatomo e Kharja) per riparare agli errori estivi e coronare i sogni di rimonta (sfumati sul più bello), risulta difficile ipotizzare uno scenario più roseo per la stagione in corso.
Con un Eto’o in meno e con un mercato invernale perfettamente in linea con l’immobilismo estivo, la società ha scelto la strada del low-profile anche nel fissare gli obiettivi stagionali. Meglio non farsi illusioni su un tricolore matematicamente possibile ma realisticamente lontano e concentrarsi su altri traguardi, che renderebbero meno amara la transizione e consentirebbero al club di rilanciare in tempi brevi le proprie ambizioni.
Sempre che Moratti ritrovi quell’entusiasmo necessario per tornare protagonisti sul mercato e allestire una rosa capace di regalare nuove soddisfazioni ai tifosi nerazzurri (fair play finanziario permettendo).
Alessandro Suardelli
This post was last modified on 4 Ottobre 2013 - 00:07