Diego inizia con il parlare di quanto sia stata importante la famiglia nella sua crescita. Il consiglio più netto del papà: “Lavoro e sacrificio. Mi diceva sempre queste due parole, ogni volta che mi portava ad allenarmi con i giovani. Mi diceva sempre che senza sacrificio non si arriva da alcuna parte“. Dal signor Pablo però arrivano anche critiche: “Sì, sempre. Quando c’è una partita che abbiamo perso e magari io non ho giocato bene, lui si fa sentire in modi diversi: una telefonata, un messaggio. Si fa sentire sempre prima e sempre dopo, con lui e mio fratello parlo sempre prima e dopo la gara“.
Dopo gli inizi nell’Indipendiente, l’approdo al Manchester United e le avventure trionfanti in Spagna con Villarreal e Atletico Madrid, dove conquistò due Scarpe d’Oro, una Europa League e una Supercoppa Europea proprio contro la sua attuale squadra, è arrivata l’Inter: “Ero molto emozionato al primo giorno alla Malpensa. La notizia era circolata ma ogni volta veniva rinviato l’affare, ma quando è diventato tutto fatto è stato splendido, perché volevo tantissimo l’Inter e avevo parlato molto con Cambiasso e Milito. Volevo fortemente una big come l’Inter. Il rapporto con il presidente Moratti? E’ ottimo, è sempre molto gentile con me. Tutti quelli che lo conoscono dicono che è una persona gentile e splendida”.
Inevitabile parlare del rapporto che ha instaurato con i nuovi compagni, soprattutto con gli argentini: “Il capitano ha sempre un sorriso per tutti, non è mai triste o arrabbiato. Ogni tanto mi stuzzica, sa che mi piace rispondere a qualsiasi provocazione. Lo fanno tutti i ragazzi argentini con me perché mi conoscono bene. Cambiasso invece è una persona alla quale piace sapere tutto, vuole leggere e sapere veramente tutto, non c’è mai una notizia o qualcosa che non sa. Walter Samuel come persona è veramente un buono, ha l’impressione di essere uno serio e forte in campo ma se stringi amicizia con lui viene fuori un uomo buonissimo. Per Milito vale lo stesso, lo conosco sin da piccolo, è un ragazzo bravo e simpatico, sempre contento. Ricky Alvarez? E’ un po’ silenzioso, forse perché è ancora un ragazzo, è un tipo tranquillo“. E Forlan? Che tipo è? Finalmente, sarà il campo a dircelo.