La forza della disperazione. Con queste parole si può sintetizzare il pareggio per 2 a 2 di questa sera a San Siro tra Inter e Catania. Sarebbe dovuta essere la partita del riscatto, ma ha rischiato di diventare l’ennesimo incubo domenicale. Alla fine è arrivato un punto che avvicina la squadra al traguardo dei 40 punti: l’obiettivo più ragionevole, considerando la situazione.
Ranieri inizialmente opta per un 4-4-2 anomalo, con Forlan ad agire da ala sinistra, lascia in panchina Sneijder e rispolvera Palombo. I primi 18 minuti sembrano dar ragione al tecnico di Testaccio. L’Inter si muove bene sul campo, inizia a creare le prime occasioni da rete con l’uruguaiano e, soprattutto, sembra più intraprendente rispetto alle ultime uscite. Neanche il tempo di illudere San Siro, che il Catania colpisce con un terribile uno-due: prima Gomez, poi Izco (gol viziato da un netto fuorigioco) ricacciano l’Inter nel baratro e la mandano negli spogliatoi sotto i fischi di un pubblico incredulo.
Il secondo tempo inizia con Sneijder al posto di Faraoni. La situazione però non cambia, anzi rischia di peggiorare. Il Catania più volte sbaglia il colpo del k.o. a tu per tu con Julio Cesar. Ranieri cambia ancora: fuori Palombo e Cambiasso (fischiatissimo) per Poli e Obi. L’Inter sembra regire, o meglio, il Catania stanchissimo inizia ad abbassarsi troppo. L’intensità del gioco nerazzurro sale e al 70′ Forlan accorcia le distanze con la complicità del portiere ospite. La squadra di Montella sembra non averne più e Milito al 79′ calcia con rabbia un destro che si infila sotto la traversa e risolleva l’Inter.
Gli ultimi dieci minuti salta qualsiasi schema e sembra di assistere a una partita da oratorio: le due squadre si buttano disordinatamente all’attacco e vanno a turno vicine al gol-partita. Prima l’occasione è del Catania con Seymour che calcia tra le braccia di Julio Cesar; poi all’89’ Pazzini all’interno dell’area piccola si divora la rete del 3 a 2, chiaro segno che non è annata. Dopo i tre minuti di recupero arriva il triplice fischio dell’arbitro: c’è ben poco da essere felici.