Il “drago” apre l’intervista con una dedica ai tifosi che, nonostante tutto, martedì sera erano presenti a San Siro per sostenere la squadra: “Mi vengono ancora i brividi se penso a quello che ho provato l’altra sera durante il riscaldamento, durante la partita e alla fine. E quando, proprio alla fine, distrutto, ho alzato la testa e ho visto la gente applaudire… avevano capito, abbiamo dato tutto, tutto veramente. Le emozioni che ho, che abbiamo provato l’altra sera nel nostro stadio sono state una vera dimostrazione di amore e di affetto. Era bellissimo, ma era anche facile, esserci con il Barcellona o con il Chelsea l’anno del triplete. Era più difficile, ma bellissimo in modo diverso, esserci martedì“.
Stankovic parla anche della reazione che ha avuto lo spogliatoio dopo questa beffarda eliminazione: “Il rischio di sciogliersi non c’è. Personalmente, non sento questo rischio. Ho ancora più voglia di giocare, di non mollare. Oggi non sono andato in campo con i compagni, ho svolto una seduta personalizzata, ero ancora un po’ stanco, ma ho visto, dentro lo spogliatoio, i ragazzi belli carichi e mi piace, mi piace moltissimo il fatto che domenica giocheremo a San Siro contro l’Atalanta. Ora lottiamo per salvare la stagione, per concluderla nel miglior modo possibile. Non so in che posizione chiuderemo, ma so che lotteremo ancora.”
L’intervista scorre e finalmente si arriva a parlare del futuro dell’Inter. Dejan, da grande “senatore nerazzurro”, difende il presidente dalle critiche dei tifosi, un po’ sfiduciati dalle ultime sessioni di mercato. “L’ho già detto e lo ribadisco. Ai tifosi critici dico che sono molto fiducioso, che ho molta fiducia in Moratti; è il presidente numero uno al mondo, è il migliore che c’è, che si possa avere. Nello sport, come nella vita, si possono fare scelte giuste o sbagliate, ma negli anni qui ad Appiano ho visto passare tanti calciatori, nessuno scarso o che non avesse voglia di fare o di dimostrare. Ai critici dico Moratti non mollerà un centimetro, vedrete a giugno”.
L’intervista si conclude con un piccolo aneddoto familiare: “L’altra sera, quando sono andato a casa dopo la partita, mi aspettavano anche i bambini. Alexander non voleva dormire, piangeva. L’ho preso in braccio, gli ho spiegato che bisogna saper accettare anche la sconfitta. Poi, dopo, ho parlato a lungo con Anna, mia moglie. È servito, perché il colpo è stato duro: abbiamo preso due gol al minuto 92. Uno può capitare, ma una sfiga così… Poi, il giorno dopo, un po’ il pensiero va via, fai colazione con la famiglia, porti i bambini a scuola, devi andare avanti. Quando ho imboccato la strada per Appiano ci ho ripensato, ho avuto qualche flashback, ma ora il pensiero è cambiato”.
This post was last modified on 16 Marzo 2012 - 17:02