Benvenuto Andrea, che sensazioni hai provato in questi giorni, dalla vittoria di Londra al tuo primo allenamento con l’Inter dei grandi?
“E’ un bellissimo sogno. Sono emozioni che solo lo sport sa trasmettere. La vittoria di Londra è un successo importantissimo, una vittoria per tutto il settore giovanile e per il calcio italiano. Poi il presidente Moratti mi ha regalato un sogno e farò di tutto per onorarlo al meglio”.
Il passaggio dalla Primavera alla prima squadra è come attraversare il Grand Canyon?
“E’ ovviamente un altro mondo. Il mondo della prima squadra è distante anni luce da quello del settore giovanile. Se poi aggiungiamo che l’Inter è uno dei club più importanti del mondo, la considerazione viene da sè”.
Qual è stato il tuo approccio con i giocatori?
“Ho detto ai ragazzi che per me è un orgoglio allenare dei grandi campioni come loro. Fino a ieri li ammiravo dall’altra parte del cespuglio, adesso sono i miei grandi campioni. E’ uno spogliatoio composto da giocatori di spessore internazionale. E’ stato subito facile comunicare con loro”.
Hai detto che allenare l’Inter è un sogno, ma non c’è neanche un po’ di paura nell’affrontare questa avventura?
“Se decidi di fare questo lavoro, può essere solo un sogno. Si può essere concentrati, ma il termine ‘paura’ è inesatto. Da ieri la mia testa è concentrata solo su quello che dovrò fare in campo”.
Hai già in mente qualche novità? Darai più spazio ai giovani?
“Il discorso sui giovani è molto delicato. I nostri ragazzi sono giovani di prospettiva e hanno un grande talento. Rappresentano un patrimonio della società e decideremo tutti insieme come utilizzarli. Ogni giocatore, infatti, deve fare il suo percorso e la valutazione su come e quando proporre un giovane è una cosa che va studiata con attenzione. Il rischio è di precorrere la naturale evoluzione delle cose. Già oggi alcuni ragazzi della Primavera si sono allenati con noi, ma dovermo essere bravi a gestire il tutto in maniera intelligente”.
Come pensi di impostare il tuo lavoro? Punterai tutto sull’entusiasmo?
“Sarò me stesso, come lo sono stato nel primo incontro con il Presidente. Se Moratti ha deciso di darmi una possibilità è perchè ha visto buone cose in campo. Non ho paura di bruciarmi. Sono sicuro delle mie idee e le porterò avanti con umiltà e convinzione”.
Temi che il fantasma di Mourinho possa diventare un incubo anche per te?
“Lui è il miglior allenatore al mondo, io sono l’ultimo arrivato. Siamo lontani anni luce e penso sia impossibile correre questo rischio. Non mi può venire in mente un paragone tra quello che ha fatto lui qua e quello che sto facendo io”.
Come hai vissuto il momento della “promozione” in prima squadra?
“Mi lusingava anche solo il fatto che il mio nome venisse accostato alla panchina dell’Inter. L’ho già detto prima, per me è un sogno”.
C’è la possibilità di incidere anche in questo momento della stagione?
“Sarei ipocrita se dicessi che subentrare a stagione in corso è come lavorare dall’inizio, ma voglio portare in prima squadra quello che ho trasmesso ai ragazzi della Primavera. Voglio che tutti lottino per questa maglia, per riportare i colori nerazzurri alla considerazione che meritano e onorare la passione del presidente”.
Mancano nove partite alla fine, qual è il tuo obiettivo?
“Non possiamo fare progetti a lunga scadenza. Dobbiamo solo vincere, cominciando da Inter-Genoa”.
Sai che sei il terzo allenatore dell’Inter a essere diventato campione d’Europa?
“Non scherziamo. La nostra è stata una vittoria pazzesca, ma non esageriamo”.
La tua idea di calcio è estremamente diversa rispetto a quella “insegnata” dai tuoi predecessori. Quanto sarà difficile cambiare le cose in nove partite?
“Il mio compito è trasmettere le mie idee, ma non ho nulla da insegnare a questi ragazzi nel senso letterale del termine. Oggi ho visto un allenamento che mi ha soddisfatto. In una frase sola, ci credo molto!”
Avere la possibilità di sedere sulla panchina dell’Inter a soli 36 anni ti fa sentire un predestinato?
“Il termine è un po’ impegnativo. Diciamo fortunato… (sorride, ndr)“.
Quali sono gli allenatori a cui ti ispiri?
“Un allenatore giovane deve rubare segreti un po’ a chiunque. La persona che mi ha trasmesso di più a Roma è stato Spalletti. Con lui mi sono confrontato molto, mi ha aiutato tanto. Poi i modelli sono diversi, parlo spesso anche con Sacchi…”.
Pensi di giocarti il futuro nelle prossime partite?
“Il segreto è pensare a una partita per volta. Sono orgoglioso di quello che ho fatto e rappresentare l’Inter per me è un onore. In questo momento, però, è inutile fare proclami. So che devo fare bene, ma ora penso solo alla partita di domenica”.
Ti fai dare del ‘tu’ o del ‘lei’ dai giocatori?
“Oggi istintivamente mi hanno dato tutti del ‘lei’, ma non hanno fatto niente di particolare. Sono sicuro che mi rispetteranno così come io rispetterò sempre loro”.
E’ facile tirare fuori l’entusiasmo dai giovani ma con giocatori che hanno vinto tutto come pensi di fare?
“Quando parlo di giovani, non intendo il concetto anagrafico in sè. Intendo ‘giovani dentro’, come il nostro capitano che oggi in allenamento si allenava con la stessa intensità dei ragazzini”.
Sul passato recente dell’Inter che idea ti sei fatto?
“Del passato preferisco non parlare perchè non conosco le situazioni dall’interno”.
Hai in mente una ricetta per risollevare Sneijder?
“Wesley non ha bisogno di nessuna ricetta perchè è un campione straordinario, simbolo della qualità e della tecnica. E’ uno dei giocatori di maggiore spessore di questa rosa e se sta bene può incidere pesantemente a livello internazionale. Ora purtroppo non è nelle condizioni di giocare, quindi aspetteremo i prossimi giorni per valutare la situazione”.
Moratti ti ha fatto capire che potresti essere confermato?
“In questo momento il presidente mi ha chiesto solo di lavorare per far tornare l’Inter alla vittoria. Ogni cosa poi farà il suo corso”.
Pensi di avere una soluzione per guarire i problemi dell’Inter? Dove metterai mano per correggere i difetti della squadra?
“Ho iniziato oggi a conoscere i giocatori. Ci tengo a precisare, però, che spesso le partite dell’Inter sono state decise dagli episodi e valutando solo gli episodi si rischia di influenzare il giudizio generale sulla squadra”.
A chi dedichi l’arrivo in prima squadra?
“La dedica è scontata e va a questa società che mi ha offerto una vetrina eccezionale e mi ha trattato subito come un allenatore importante”.
Pensi che sia possibile andare in Champions, vincendo tutte le partite da qua alla fine?
“Non sono praticissimo di classifiche di serie A, non voglio fare tabelle”.
In prima squadra vedremo la stessa elasticità di moduli mostrata in Primavera?
“Con la Primavera siamo partiti da luglio e l’evoluzione del progetto è stata diversa. In questo momento dovrò solo mettere i giocatori nelle condizioni migliori per rendere al massimo”.
Quanti sms ti sono arrivati tra ieri e oggi?
“Tanti (sorride, ndr). Quello che mi fatto più piacere, però, è stato il messaggio di Bruno Conti, una persona che mi ha dato tantissimo. Mi ha scritto: ‘quanto sei forte, lo sapevo’ “.
La squadra è in crisi e i risultati non ci sono. Non senti il peso della responsabilità?
“Sarà incoscienza giovanile, ma io non ho paura. Vedo un gruppo di grandi giocatori e sono convinto che la squadra sia all’altezza. Lavoriamo per fare bene, ma senza prefiggerci obiettivi. Adesso mi interessa fare bene con il Genoa”.
Alessandro Suardelli
This post was last modified on 8 Ottobre 2013 - 13:06