Perché (stavolta) Moratti ha agito bene

Tanto tuonò che piovve. Ovvero, tanto sbagliò Ranieri che Moratti decise per un cambiamento radicale. L’esonero dell’allenatore testaccino era nell’aria da settimane ormai e i segnali erano chiari a tutti: da quanto Moratti non abbandonava la tribuna d’onore per due volte nel giro di pochi giorni prima del fischio finale? Che questa Inter avrebbe affrontato una stagione avara di soddisfazioni si era capito subito. Cosa chiedere allora nelle ultime giornate ad una squadra fuori dalla corsa all’Europa per la prossima stagione, fuori dalla Champions e perfino dalla Coppa Italia? Perlomeno di mostrare grinta, spirito di rivalsa in 2/3 partite chiave (e la Juve era una di queste, come sarà il derby alla penultima), sperimentare qualcosa di nuovo, magari far divertire.

Ecco, Moratti in queste ultime settimane non si divertiva più. Si annoiava. E come lui tanti tifosi. Difficile dimostrare il contrario: quando, sotto per 2-0 a San Siro contro il Bologna, Ranieri toglie una punta per un centrocampista, viene istintivo buttare un’occhiata all’orologio e chiedersi “quanto manca alla fine?”. L’ormai ex allenatore dei nerazzurri ha diverse attenuanti, va riconosciuto, ma il cambio in panchina in questo momento ha senso.

Ha senso perché è sensata la scelta del sostituto: Andrea Stramaccioni. Fresco vincitore della NextGen Series, la “Champions League” dei giovani, l’allenatore (anche lui) romano è l’uomo giusto al posto giusto, e al momento giusto. Col tanto temuto (pare solo da Moratti, ma si vedrà…) fair play finanziario, puntare sul “fatto in casa” sembra una mossa rischiosa ma ragionevole. Senza contare che con Stramaccioni potranno approdare in prima squadra giovani prospetti come Bessa, Longo, ma soprattutto Duncan e Crisetig a centrocampo, il settore di campo dove l’Inter ha più bisogno di ricambi giovani. Lasciato partire Pea, che tanto bene sta facendo in serie B con il Sassuolo, troppo ghiotta era l’occasione di dare in mano la prima squadra ad un allenatore giovane, grintoso e vincente. Moratti lo stima, prova ne sia che domenica era in tribuna a Londra ad assistere al successo dei suoi ragazzi sui pari età dell’Ajax. La sconfitta con i rivali di sempre della Juventus ha poi tolto definitivamente dagli impicci Moratti, libero di effettuare il cambio in panchina tra un allenatore “noioso” ed uno giovane, grintoso, vincente in Europa. Un identikit che “pesa” ma piace.

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