Tutto in un abbraccio

 

“A fine gara Moratti mi ha abbracciato… è stato davvero bello… ora potrei anche smettere” scherzava Andrea Stramaccioni subito dopo la finale della Next Generation Series, vinta ai rigori contro l’Ajax. Ma in quell’abbraccio di Moratti c’era molto più di un semplice ringraziamento al tecnico che aveva appena portato la Primavera nerazzurra sul tetto d’Europa.

C’era il ritrovato entusiasmo di un presidente che, preferendo il “Brisbane Road” di Londra allo “Juventus Stadium” di Torino, aveva già fatto la sua scelta; c’era la stima per un allenatore capace di costruire, in soli sette mesi, una squadra vincente e carismatica; c’era un sottile filo rosso che ha riportato la mente dei tifosi al 22 maggio 2010, quando fu Josè Mourinho a ricevere l’abbraccio di Moratti.

Lo stesso gesto che due anni fa anticipò la fine di un ciclo potrebbe sancire oggi la nascita di una nuova era. Perchè, da quella magica notte, l’armata nerazzurra è rimasta priva di un condottiero che sapesse mettere tutti d’accordo. E, se è vero che Stramaccioni non può essere la soluzione a tutti i problemi dell’Inter, non sbaglia chi sostiene che il tecnico romano abbia tutte le carte in regola per scrollarsi di dosso l’etichetta di traghettatore.

Essersi accorti che non c’è più nulla da “aggiustare” è un notevole passo avanti; pretendere miracoli dal ‘nuovo’ arrivato significherebbe farne due indietro. Stramaccioni è un tecnico preparato e, in quanto tale, merita l’appoggio di tutti (spogliatoio, tifosi e società), senza nessun tipo di riserva.

Nove giornate, infatti, non basteranno a raddrizzare un’annata storta ma potrebbero essere fondamentali per ritrovare il giusto spirito e gettare solide basi in vista della prossima stagione.

IN BOCCA AL LUPO MISTER STRAMACCIONI!!!

 

Alessandro Suardelli

 

 

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