Un anno se ne va

Due gol di Biabiany: il primo con la maglia dell’Inter per garantire il controllo del Mondo calcistico, il secondo con la maglia del Parma per troncare ogni speranza nerazzurra di tornare a visitare le capitali del vecchio continente, lontano dalle strade periferiche dell’Europa League.

Quando il francese segnò contro il Mazembe, l’entusiasmo per il raggiungimento della vetta più alta del mondo si mescolava all’amarezza nello scoprire che la grande squadra di Mourinho già non c’era più. L’estate radiosa del Triplete (tempi in cui il Biabiany di cui sopra e lo Zarate di cui sotto difficilmente avrebbero visto il campo, per usare un largo giro di parole) aveva gradualmente lasciato spazio a un autunno in cui tutto si ingialliva, ma almeno si intravedeva qualche raggio di sole. Nessuno poteva aspettarsi un inverno così freddo e lungo, tremendamente lungo. Corsi e ricorsi storici, avrebbe detto qualcuno del passato. Errori su errori dirigenziali, pensa qualsiasi tifoso del presente.

Il “Tardini” è stadio storicamente ostico ai colori nerazzurri. violato solo in annate di grazia. Tanto bastava per non nutrire false speranze alla vigilia del match. Ma farsi illudere dalla propria squadra è il peccato originale di ogni tifoso nerazzurro e la trasferta di Parma non può fare eccezione. Giocatori e allenatore ci mettono del loro: i primi scendono in campo con l’atteggiamento giusto e trovano il gol dopo pochi minuti, Strama è ancora una volta perfetto tatticamente, pur sbagliando come al solito almeno un paio di scelte degli uomini. Peccato veniale il più delle volte. Peccato capitale talvolta.

Cambiasso, ancora una volta preferito inspiegabilmente a Poli in un ruolo che non può più essere suo, gioca una partita pessima. Difficile, quasi impossibile far peggio. Lucio, che sembra messo in campo solo per la discutibile soddisfazione di togliere minuti a Ranocchia, raccoglie la sfida e ribalta un match che sembrava segnato facendosi ribaltare da uno che pesa la metà di lui. Il resto è storia, col Parma che dilaga e l’Inter, pur mostrando la voglia di rivalsa, incapace di pungere con Zarate e Pazzini, più teneri dell’ape Maia.

Ora rimane solo il derby, quello in cui la scorsa stagione l’Inter si giocò le ultime chance di rubare lo scudetto al lanciatissimo Milan. Occasione che si ripresenta quest’anno, ma solo per regalare eventualmente lo scudetto alla Juventus. O viceversa, per “aiutare” i cugini in una rimonta impossibile.

Inutile porsi il problema di scegliere. L’Inter di quest’anno sa benissimo come deluderci in ogni caso.

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