La Federazione non ha giurisdizione sull’applicazione della terza stella sulle magliette zebrate juventine? Fandonie.
Pur non essendo contenuto nel regolamento di serie A nemmeno un accenno sulla presenza di stelle e stellette sulle maglie, un articolo riporta il presidente Andrea Agnelli con i piedi per terra. L’articolo 10, infatti, recita che le società iscitte “sono tenute ad ottenere l’approvazione scritta” della Lega prima di indossare “le divise in gare di competizioni ufficiali”. Una pietra tombale in tema di competenza, avvalorata anche dall’articolo 1 (comma 2) che riporta come “tutto ciò che non è esplicitamente consentito dal regolamento deve intendersi come espressamente vietato”.
Questi preamboli fanno ben comprendere come la guerra sia a un passo. Abete, scottato dalle richieste danni milionarie giunte da corso Galileo Ferraris, non sarà disponibile a retrofront su questioni prettamente sportive, o meglio, di simbologia sportiva. Il “Giovin signore”, mutuando l’ironico soprannome pariniano affibbiato da Massimo Moratti ad Andrea Agnelli, è tentato di proseguire sulla sua strada, a maggior ragione considerando come l’invenzione della prima stella sia da ricondursi a un’intuizione di suo padre Umberto nel 1959, quando il presidente juventino era presidente della Federazione (in pieno conflitto di interessi).
In ogni modo, la questione va al di là delle semplici chiacchiere da bar. La battaglia alle porte assume una valenza di credibilità dell’istituzione e di rispetto delle regole. Basandosi sulle stesso principio, ma con molte più carte da giocare, anche il Milan potrebbe sentire come sua la Coppa dei Campioni del 1993, persa contro il Marsiglia. I francesi, infatti, vennero implicati in un caso di corruzione e persero i diritti di disputare la Supercoppa Europea e l’Intercontinentale, competizioni nelle quali scesero in campo i rossoneri. E, in quel caso, nessun dirigente di via Turati fu radiato dalla giustizia sportiva e condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere dalla giustizia ordinaria.
Ma l’Europa non è l’Italia e, in quella sede, nessuna società avocherebbe a sé diritti propri di un giudice sportivo. Nel frattempo, capitan Del Piero ha già preso le distanze da Agnelli in tema di terza stella, richiamando a un maggiore rispetto delle regole. Buonsenso o semplice opportunismo in vista di un ritiro e di una poltrona romana?