“A Milano ci sono due squadre: l’Inter e la Primavera dell’Inter“. Ironizzava così l’Avvocato Prisco, con la classe e l’eleganza che sempre lo hanno contraddistinto, quando veniva interrogato sugli odiati cugini. Nella testa e nei cuori di tutti i tifosi interisti il suo ricordo è ben saldo e questa frase è diventata quasi uno slogan per tutti quelli che amano i colori nerazzurri.
“Purtroppo“, però, a Milano esistono anche loro, quelli hanno giocato più volte nel campionato cadetto, quelli che millantano titoli non riconosciuti, quelli che fin dall’antichità sono etichettati come i “casciavit“, insomma loro: il Milan. Una società che si definisce “la più titolata al mondo” ma che impazzisce non appena sente la parola “Triplete”. Una tifoseria che tutti gli anni festeggia il 5 maggio ma che, regolarmente, dimentica i propri di “anniversari”.
Era un lontano mercoledì di maggio, più precisamente mercoledì 25 maggio 2005. Già dalle prime ore del pomeriggio per le vie di Milano si respirava un’aria strana, quasi magica. I “paladini del calcio” alle 20.45 sarebbero scesi in campo ad Istanbul per conquistare, contro un Liverpool sconfitto in partenza, la loro settima Champions League.
In effetti le cose si erano messe bene per i cuginastri che, dopo 45 minuti, erano già avanti per tre reti a zero. All’intervallo, nello spogliatoio rossonero e per i corridoi dello stadio Olimpico Atatürk, riecheggiava già una voce: “La stiamo vincendo!!!“. La gioia era incontenibile e a Milano cominciavano già i preparativi per i festeggiamenti ma, nella confusione, ci si era dimenticati che la partita non era ancora finita.
Al rientro in campo, ai Reds sono bastati 6 minuti per raddrizzare il match e chiudere i tempi regolamentari sul 3-3. Il resto è storia, con un certo ragazzotto polacco (portiere di professione, ma ballerino per un giorno) che ha consegnato la coppa nelle mani di capitan Gerrard, rispedendo le “divinità” del pallone all’inferno; mentre i cori a Milano si erano già trasformati: “Perchè… perchè… 3-1, 3-2, 3-3…”.