Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, l’attaccante argentino ha parlato di questa importante sfida, spiegando anche le sensazioni di queste prime settimane in nerazzurro. Ecco le sue parole:
E’ questo il vero Palacio?
“Ma io sono sempre stato Palacio, perché?”.
Beh, all’inizio sembrava stesse facendo un po’ fatica, e non solo a segnare.
“Ecco, bravo: fatica. La sera a Pinzolo mi sembrava di essere morto. Come se avessi altre gambe, non più le mie”.
E poi Stramaccioni, visto che allora non aveva la garanzia di poter utilizzare subito Sneijder, la faceva giocare dietro la punta centrale.
“Quello c’entrava fino a un certo punto: era proprio un problema di condizione atletica”.
Risposta diplomatica: il ruolo è importante, no?
“Io non ho mai nascosto che da seconda punta, più vicino al centravanti, libero di muovermi in un certo modo, rendo di più”.
E allora meno male che Sneijder è tornato già praticamente pronto per giocare?
“Certo, meno male: ma mica perché così io posso giocare nel mio ruolo”.
Anche per quello, su…
“Ok, anche per quello. Ma soprattutto perché sono, anzi siamo, ben contenti che Wes sia con noi: con lui in campo è più facile. Sneijder è la testa della squadra, fa giocare tutti meglio: se gioca lui, per come gioca lui, anche gli altri stanno in un altro modo dentro la partita”.
E per lei è più facile fare gol, come si è visto anche a Glasgow: perché un’Inter così diversa quando è entrato Palacio, nel secondo tempo?
“Non sono stato io a cambiare la partita, è stata l’Inter che ha cambiato l’approccio: il Celtic è calato un po’ e ha abbassato il baricentro, ma siamo stati anche noi ad alzarlo, senza aspettare il loro calo. Siamo cresciuti, ma più che una questione di gambe è stata questione di metri: trenta più avanti, ed è cambiata la musica”.
È cambiata anche per Palacio: le amichevoli sembravano tabù, non riusciva a segnare. Quando la svolta?
“A Bari, nel Trofeo Tim: non solo per il gol, anche se è stato importante. Quella sera mi sono sentito decisamente meglio a prescindere, poi segnare al Milan ha fatto il resto: ha fatto bene anche alla testa”.
E il gol di Glasgow a cosa ha fatto bene?
“A tutto, visto che è stato il più importante dei tre. Perché l’ho segnato in una partita “vera” e perché è stato anche il più difficile: quella palla di Livaja arrivava molto veloce, non è stato un gioco da ragazzi come poteva sembrare”.
E poi perché ha evitato all’Inter la prima sconfitta del precampionato?
“Meglio così, ovvio,ma non sarebbe stato un dramma. È molto più importante vedere che la squadra cresce, che migliora partita dopo partita. A Glasgow nel primo tempo abbiamo fatto un po’ fatica, ma guardando la partita nel suo complesso ci sono stati passi avanti anche sabato”.
Basteranno per giovedì a Spalato?
“Devono bastare, anche se sappiamo che non sarà una partita facile”.
Anche perché lo stadio di Spalato è una bella bolgia.
“Massimo rispetto, ma io di bolge me ne intendo abbastanza: quando giochi la Coppa Libertadores in Brasile non ti accolgono con i fiori…”.
Fonte: Gazzetta dello Sport
This post was last modified on 30 Luglio 2012 - 10:24