Al fischio d’inizio il tifoso interista è inquieto, teme il riaffiorare di vecchi fantasmi del passato: il Milan che vince con la tripletta di un giocatore cedutogli proprio dalla Benamata nel recente mercato; la Juventus che passa a Udine con un arbitraggio discutibile. Tutto questo mentre a San Siro arriva una delle squadre più rafforzate dall’ultimo mercato e con in panchina una vecchia volpe come Zdenek Zeman.
Stramaccioni non si fa intimorire e compie alcune scelte coraggiose e sorprendenti. Lancia subito Pereira, titolare a centrocampo al posto di Cambiasso, e lascia ancora una volta Palacio in panchina per fare giocare il suo pupillo Cassano.
Proprio il Pibe de Bari è il grande ex della sfida. Il duello con il suo amico-nemico Francesco Totti è una delle chiavi di lettura più interessanti della partita. Senza dimenticare il confronto Destro-Ranocchia con il primo sacrificato dalla dirigenza nerazzurra per arrivare al difensore.
La partita è subito vivace. Il ritmo di gioco è molto sostenuto. Al 14′ la Roma passa in vantaggio con il giovane Florenzi, lasciato libero di insaccare di testa nel cuore dell’area. Per il ragazzo è il primo gol in Serie A. Dopo la sberla subita, l’Inter cresce fino al pareggio, raggiunto nel finale di primo tempo con FantAntonio. Il barese, imbeccato da Sneijder nell’unico acuto della sua serata, riesce a superare Stekelenburg grazie a una deviazione di Burdisso che inganna il portiere. San Siro esplode, mentre Strama e capitan Zanetti ne approfittano per alcuni chiarimenti tattici.
Esce dagli spogliatoi una bella Inter, vivace e aggressiva. Pereira fa vedere buone cose, fino a quando i crampi non lo fermano. Il nuovo arrivato, in quanto a cattiveria agonistica, non è secondo a nessuno. Al 21′, però, arriva la doccia fredda. Osvaldo realizza un gran gol. Il colpo-sotto con cui supera Castellazzi è – onestamente – da applausi. L’Inter ora crolla psicologicamente, mentre la Roma prende entusiasmo. Al 35′ la partita finisce con la terza rete giallorossa. Il marcatore stavolta è Marquinho con la complicità di Castellazzi che non protegge il suo palo.
I timori del tifoso si sono così rivelati fondati. Anche se non tutto è da buttare. Di questa partita va salvata almeno la grinta del centrocampo. La difesa, invece, ha mostrato alcune lacune preoccupanti (soprattutto Silvestre). Inoltre sembra intravedersi un piccolo malcontento di Palacio, entrato in campo nella ripresa molto svogliato.
Chiudiamo con un dato: nelle tre partite ufficiali giocate a San Siro l’Inter ha pareggiato una volta e perso due. Per una squadra che si pone obiettivi ambiziosi costruirsi un fortino tra le mura amiche diventa fondamentale. Già dalla prossima partita, al Meazza non deve passare più nessuno.