E’ bastata una sconfitta contro la Roma perché diminuisse l’affollamento sul carro di Strama; quello stesso carro che, solo una settimana prima, aveva fatto registrare il tutto esaurito nel viaggio di ritorno da Pescara. Dinamiche del nostro calcio, capace di costruire una favola bellissima e, allo stesso tempo, di distruggerla sette giorni più tardi.
Ma, che lo scivolone casalingo contro i giallorossi abbia magicamente cancellato quanto di buono fatto dal tecnico romano fino alle 22 e 07 di domenica sera, non è razionalmente ammissibile.
Il gol di Osvaldo, arrivato nel momento migliore dell’Inter, ha risvegliato i detrattori della Beneamata, pronti a mettere in discussione il progetto nerazzurro facendo leva sulla fragilità emotiva dei tifosi.
In un attimo spuntano crepe ovunque: la gestione del mercato si rivela un fallimento, lo spogliatoio si trasforma in una polveriera e l’allenatore diventa troppo poco esperto per sedere su una panchina importante come quella interista.
Riflessioni bugiarde, maturate dopo due sole giornate da quegli stessi “professori” del pallone che in chiusura di campionato avevano appoggiato la candidatura di Strama, lodandone la duttilità e il coraggio; qualità che non avevano saputo dimostrare i suoi predecessori, pur potendo contare su un’esperienza maggiore.
Strama la conferma se l’è guadagnata sul campo, invertendo la tendenza delle gestioni post-Triplete: ha ridato entusiasmo a un ambiente orfano di un vero leader, rivitalizzato un gruppo che aveva perso qualsiasi tipo di motivazione e trovato il giusto equilibro tra le proprie idee e il materiale umano a disposizione.
Per questo la società ha deciso di affidargli il nuovo progetto. Una scelta ponderata che, a differenza di quanto accaduto negli ultimi due anni, lascia intravedere la volontà di costruirsi un futuro.
Il percorso non sarà agevole: siamo all’anno zero e la strada che ci aspetta è ricca di insidie. Ci vorrà pazienza, ma Strama è l’uomo giusto e restando tutti uniti sarà più facile superare ogni ostacolo. Chi vuol scendere, lo faccia subito: noi restiamo compatti sul carro. C’è anche il Presidente…
Alessandro Suardelli