“Noi italiani possiamo capire facilmente ciò che accade nel mondo del calcio perché è uguale a ciò che avviene allo Stato. I costi sono elevati, e quindi non c’è più la possibilità di copertura. Quando è scoppiato questo caso in seno alla UEFA, cioé nel 2008, i debiti delle squadre che partecipavano alle coppe europee ammontavano a 10 miliardi di euro. Oggi, questo totale è salito a 20 miliardi”.
Ecco dove sta la forza di alcuni club esteri: “Il Fair Play Finanziario prevede che ogni squadra possa spendere per i propri tesserati i soldi che incassa. E non c’è dubbio che Real Madrid e Barcellona siano maestri in questo. Ma in particolare, c’è anche la questione dei diritti televisivi venduti in proprio dalle società, a differenza dell’Italia dove è tutto centralizzato. Dieci squadre in Spagna però sono controllate, quindi questa bolla può scoppiare“.
E il Paris Saint-Germain? “Il PSG è avvantaggiato dal fatto che il prossimo sarà il primo bilancio preso in esame dall’Uefa, non essendo in Europa negli ultimi anni. E poi c’è uno sceicco che con lo sponsor della propria società può versare quei 100, 150 milioni che vengono giustificati così. Questa è chiaramente una distorsione, ma si sta lavorando per mettere tutti nello stesso piano altrimenti non avrebbe senso“.
Si passa quindi a Inter e Milan: “Le milanesi partono decisamente penalizzate, perché non hanno i diritti televisivi che premiano. Rispetto ai ricavi di anni fa, questi sono diminuiti di circa un terzo. E in Italia, non esiste un merchandising che consenta di aumentare i ricavi in maniera vistosa, come accade in Inghilterra o Spagna. I grandi campioni vengono quindi ceduti perché non hanno costi sostenibili. L’Inter sarebbe fuori, come anche Milan e Juventus. Dai main sponsor non si superano i 16 milioni per un top club“.
Si parla di un Paolillo presidente della Lega: “Sì, ma solo a determinate condizioni. La Lega dev’essere un’industria che crei ricavi per le società di calcio sul modello Premier League. E poi la situazione del merchandising va migliorata. Su tutto, poi, il taglio dei costi“.
Perché Paolillo ha lasciato l’Inter? “I rapporti tra me e Moratti sono fantastici. Sette anni di calcio, fatti come da me da amministratore delegato e direttore generale con settore giovanile seguito in prima persona, e lo farò ancora fino al 31 ottobre come promesso, sono sette anni che logorano. Voglio uscire dalla logica dei club, perché sono interessato a tematiche come quelle dell’Eca, dell’Uefa e eventualmente della Lega. Questioni di interessi personali, diciamo“.
Stramaccioni? “Ho assolutamente benedetto questa scelta di Moratti. Il presidente dopo la partita di Londra mi ha detto: ‘Guarda, che ora te lo porto via…’. E ha assolutamente fatto bene. Anche perché Stramaccioni aveva fatto talmente bene che Bernazzani poi ha vinto lo scudetto. Stramaccioni è di una bravura incredibile, è un grande lavoratore e sa preparare benissimo ogni partita. Come lui ce ne sono veramente pochi“.
Paolillo si sofferma poi sulla rivoluzionaria estate nerazzurra: “Ci sono dei cicli, è una cosa normale. Mi auguro che si arrivi a un cambiamento in più, vuol dire riuscire a vedere molti più ragazzi della Primavera in prima squadra. Se Longo è all’Espanyol, Livaja è in campo a San Siro. E non vedo l’ora di vedere Duncan. Molti giovani dell’Inter, che ne ha 48 in giro tra Serie A e B, possono essere sfruttati meglio in nerazzurro“.
L’ex a.d. nerazzurro, discute poi del caso Destro: “L’anno in cui è stata fatta l’operazione Destro, fosse stato messo in prima squadra, avrebbe avuto davanti Eto’o, Milito, Pandev. Dubito avrebbe trovato spazio. Il controllo del cartellino è un problema del calcio italiano in generale, si crede poco nei giovani e si usano come merce di scambio. Lo stipendio di Livaja fa capire da solo come i giovani siano il futuro“.
Per finire, chiusura dedicata a Balotelli e alla Primavera: “Ricordo che quella Primavera aveva Bonucci, Donati, Santon, Krhin, Bolzoni. Ma soprattutto, in attacco c’erano Biabiany, Destro e Balotelli. Mi piange l’anima quando li vedo dispersi altrove. Tutti gli episodi avevano portato Balotelli a staccarsi dai tifosi, quelle cose pesano. Ma resto affezionato a Mario come pochi, quando succedono queste cose ti chiedi se tutto fosse stato gestito diversamente, come sarebbero andate le cose stesse. E ci tengo a sottolineare che ora a La Spezia c’è un altro pupillo, il giovane a cui tengo di più: Lorenzo Crisetig“.
This post was last modified on 23 Settembre 2012 - 05:16