A margine della cena di gala organizzata per festeggiare l’undicesimo anno dalla creazione della Fundacion Pupi, Javier Zanetti ha risposto alle domande dei giornalisti presenti all’evento. Ecco le parole del capitano nerazzurro, riportate da inter.it:
Ci racconta che cosa è successo in questi undici anni dalla nascita della Fundacion Pupi?
“Sembra ieri e sono passati tanti anni e tanti momenti. Volevo ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto la mia fondazione per la sensibilità dimostrata verso tutto quello ce facciamo. Andiamo avanti con tanta forza in un momento che certo non è dei migliori. La cosa più importante è che la fondazione comunque continui a crescere e che i bambini stiano bene, felici e contenti. Hanno finalmente l’affetto e l’amore che sono le cose che più gli mancavano, questa è la cosa che conta di più”.
Ha mai pensato che rappresenta un modello per i ragazzi e non solo per quello che ha fatto e fa in campo, ma anche per quello che fa al di fuori del rettangolo di gioco?
“Credo che ci siano tanti altri miei colleghi che fanno tanto e magari la gente non lo sa. Però cerchiamo tutti di dare una mano e certamente più siamo e meglio è, perchè nel mondo ci sono tante persone che hanno bisogno e proviamo, nel nostro piccolo, a fare quello che possiamo”.
Lei che rappresenta la memoria storica di questa squadra, come spiega la differenza di rendimento tra le gare esterne e quelle casalinghe?
“Stiamo cercando l’equilibrio che in questo momento ci manca. È evidente la differenza tra le gare fuori casa nelle quali andiamo molto bene e quelle in casa nelle quali facciamo fatica. Credo che percorrendo una strada nuova come la nostra, con un gruppo che si sta ricostruendo, ci sia bisogno di tempo, per lavorare, per compattarsi. Una volta che tutto questo si sarà sistemato troveremo l’equilibrio giusto per andare avanti e dobbiamo farlo il più presto possibile per essere protagonisti fino alla fine”.
Gli organi di informazione sostengono che all’Inter non ci sia quell’ottimismo che invece si vede osservando gli allenamenti.
“L’ottimismo c’è, lo confermo, perchè in questo gruppo, in questo inizio, ad un momento di difficoltà c’è sempre stata una risposta immediata nella partita successiva. Questa è una cosa da sottolineare e dobbiamo cercare di fare in modo che questo gruppo diventi sempre più forte e solido per aiutare i giovani che sono arrivati a fare il meglio per questa Inter”.
Qualcuno sostiene che la collocazione tattica di Sneijder in questo momento possa essere un problema e che ieri l’Inter abbia giocato meglio con l’ingresso in campo di Cassano al posto dell’olandese (uscito per infortunio, ndr). Lei da capitano come vede la cosa?
“No, non credo sia così, era l’inizio della partita. Sapevamo che nelle prime fasi di gioco avremmo avuto delle difficoltà perchè c’erano pochi spazi, però credo che il tecnico, qualora fossimo stati ancora sul risultato di parità, nel secondo tempo avrebbe comunque inserito Cassano. Quello di Wesley è stato un episodio e purtroppo è uscito per infortunio. La cosa importante è che la squadra abbia risposto bene al cambio di modulo. C’è da lavorare tantissimo perchè siamo alla prima partita con questo sistema di gioco. Però è sempre meglio lavorare dopo una vittoria”.
Come è nata questa idea della difesa a tre?
“Abbiamo parlato tantissimo con il mister. Ci siamo confrontati e abbiamo pensato che viste le caratteristiche dei nostri giocatori sarebbe stata meglio la difesa a tre e da lì è partita questa idea. Abbiamo provato per quel poco tempo che abbiamo avuto a disposizione. Ieri era la prima partita e la prima cosa positiva è stato il risultato. Abbiamo visto che ci sono cose da migliorare, ma la cosa più importante è la convinzione che ognuno di noi ha, di poter portare avanti questa idea”.
Qual è stato il problema nella passata stagione quando il vostro allenatore di allora Gian Piero Gasperini aveva provato lo stesso sistema di gioco con risultati deludenti? È stato bravo Stramaccioni a convincervi?
“Non farei un confronto con Gasperini, c’erano giocatori con caratteristiche diverse. Quest’anno siamo arrivati a questo cambio di modulo dopo dieci, dodici partite che abbiamo fatto e nelle quali il mister ha notato che ci mancava un po’ di equilibrio e in certi momenti della partita soffrivamo parecchio”.
Nella gara con il Siena è stato in panchina per la prima volta dopo quattro anni. Come è stato vivere la partita in quel modo?
“Ho sofferto tantissimo perchè purtroppo abbiamo perso e da fuori si soffre, però la panchina è stata una cosa normalissima e credo che il mister sappia perfettamente che io sono a disposizione. Prima o poi questo momento doveva arrivare e magari arriveranno tante altre partite nelle quali non sarò in campo. Mi rendo conto di essere ai momenti finali della carriera e che sta nascendo un’Inter nuova. Però sono sincero, mi sento bene quando sono in campo e con i compagni. So che il mio addio può arrivare da un giorno all’altro, in quel momento cercherò di rendermi utile anche fuori dal campo. Per ora sono a completa disposizione del mister che può contare su di me sia in campo, sia fuori. Questa è la linea da seguire”.