Mou, sergente di ferro: “Non sono nessuno nella storia del Real, ma pretendo che i miei giocatori…”

In una lunga intervista concessa al canale tematico del Real Madrid, Josè Mourinho tocca temi importanti e lo fa con il solito stile da Special One: “Io non sono nessuno o quasi nella storia del Real Madrid – esordisce il portoghese – sono solo il vincitore della 32esima Liga, di una Coppa del Re che non veniva conquistata da molto tempo e di una Supercoppa che vale molto poco per la storia di questo club. Quando dico che per me la signorilità è morire in campo è perché molte persone hanno diffuso un concetto sbagliato di signorilità. Un giocatore del Real deve morire in campo, deve arrivare esausto a fine partita.

“Io penso che i tifosi mi vogliano bene, alcune persone no, ma è normale – aggiunge il vate di Setubal –. Continuo a pensare che ci siano madridisti ‘finti’ ma il tifoso della strada, quello dello stadio, quello che mi incontra per le vie della città ha fiducia in me, anche nei momenti difficili, e apprezza quello che faccio”.

“La squadra ora è in crescita e ha dimostrato che quando mentalmente sta bene è fortissima – conclude – adesso dobbiamo essere più continui. La fame è naturale per questa squadra, lo ha dimostrato già nella passata stagione, è chiaro che vogliamo vincere tutto, anche le amichevoli. Ma abbiamo avuto poche vacanze, un precampionato breve, questi ragazzi hanno il diritto a essere umani anche se umani speciali”.

 

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