Strama: “Io come Mou? Non ha senso. L’Inter deve sempre puntare al massimo, ma in questo momento…”

 

Ospite del quotidiano torinese Tuttosport, Andrea Stramaccioni ha risposto alle domande di alcuni lettori riguardanti la sua Inter.

Si comincia parlando dell’impatto avuto dal mister in uno spogliatoio importante come quello nerazzurro: “Il rapporto tra un allenatore giovane, senza un passato di rilievo – nè da tecnico nè da calciatore – nei confronti di un gruppo fatto di elementi che hanno scritto la storia del calcio è sicuramente un aspetto interessante, da approfondire. Molti parlavano di momento difficile dopo la sconfitta contro la Roma o contro il Siena, ma il vero momento drammatico a livello personale è coinciso con il primo ingresso nello spogliatoio. Quello è stato senza dubbio il momento più difficile. Io sono uno freddo, ma in quell’istante ho perso un po’ di lucidità. E’ difficilissimo rapportarsi con campioni così e credo che le loro facce valessero più di mille commenti. Sembrava stessero pensando ‘ma questo da dove diavolo l’hanno tirato fuori?’ (sorride, ndr). Adesso nessuno lo ammetterà, perchè c’è un ottimo rapporto con tutti, però secondo me qualcuno l’ha pensato”.

Si passa poi a parlare dei possibili obiettivi stagionali, con Stramaccioni chiamato a commentare le parole del presidente Moratti, che non ha nascosto di sognare lo scudetto: “Ci sono due discorsi da fare. Il primo è legato al blasone. Una società come l’Inter deve geneticamente puntare al massimo, cercando di fare il meglio possibile in ogni competizione. Per me, che sono l’allenatore di un gruppo che sta aprendo un nuovo ciclo, non è intelligente parlare in questo momento di scudetto o di coppe. Siamo alla settima giornata e il nostro obiettivo dev’essere migliorare gara dopo gara. Stiamo affrontando un percorso e solo verso marzo-aprile potremo guardare la classifica”.

L’allenatore nerazzurro svela poi com’è nata l’idea di portare a Milano Antonio Cassano: “La genesi dell’operazione che ci ha spinto ad acquistare Cassano è stata molto lineare. Avevo in testa una squadra con degli obiettivi che, per un motivo o per un altro, sono sfumati. Non è certo colpa dell’Inter se lo sceicco ha deciso di fare lo sceicco proprio quando ho iniziato ad allenare io (sorride, ndr). Ci sono saltati prima Lavezzi e poi Lucas e, nel momento in cui è sfumata la possibilità di acquistare due esterni di qualità, ci siamo orientati su un giocatore che avesse più le caratteristiche da seconda punta. Antonio, sotto questo punto di vista, è un prospetto tecnico di primissimo livello e, dopo essermi confrontato il Presidente e con i nostri uomini mercato, abbiamo deciso di intavolare la trattativa. Il fatto che il Milan fosse interessato a Pazzini, ha agevolato il tutto, perchè entrambe le società hanno fatto i propri interessi”.

In chiusura una battuta sul paragone con Mourinho, che sta tenendo banco nelle ultime settimane: “Il paragone è ridicolo. Io ho fatto poco più di dieci partite in Serie A, lui ha vinto in quattro paesi diversi. E’ una cosa che non ha senso. Vengono travisate le dichiarazioni del Presidente e di alcuni giocatori, che hanno visto delle similitudini. Mi fa piacere e mi riempie d’orgoglio essere accostato a un allenatore che ha vinto tutto, ma paragonarci come tecnici non ha senso”.

 

Alessandro Suardelli

(Twitter: @AleSuardelli)

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