Il successo col Catania è il trionfo di una squadra che è finalmente gruppo, per merito del suo allenatore che, come il suo (insolito) bomber, sa andare brillantemente oltre i propri errori. A San Siro l’undici di partenza è sbilanciato per la disposizione, piuttosto che per gli uomini. L’adattamento di Obi sulla destra riesce nell’intento primario di bloccare i temibili uno contro uno del “Papu” Gomez, avversario storicamente indigesto, ma prevede effetti collaterali non trascurabili: il giovane nigeriano non affonda mai sulla fascia e si perde in diagonali mai viste prima, regalando agli etnei le uniche occasioni di una gara piuttosto abulica. Ma Strama riorganizza bene la squadra, capace di reggere il tridente “pesante” e dominare il secondo concluso con la gemma di Palacio.
L’Inter appannata dello scorso anno è solo un vago ricordo e non solo per merito di chi allora non c’era. Anche i reduci dello scorso anno appaiono trasformati: su tutti Ranocchia e Cambiasso. Il primo, ragazzino confuso con Gasperini e Leonardo, guida la difesa da veterano; l’argentino invece è per la seconda volta consecutiva assist-man e migliore in campo, chiudendo nel migliore dei modi contro il Catania un ideale percorso circolare di redenzione calcistica partito poco meno di un anno fa con le lacrime versate proprio in occasione della gara contro i siciliani.
Vorremmo che solo una cosa rimanesse uguale allo scorso anno. Se Milito ritornasse principe dopo i primi difficili mesi potremmo cominciare a sognare in grande. Per il momento ci godiamo le vittorie nelle prime battaglie. Anche senza soldatini.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)
This post was last modified on 23 Ottobre 2012 - 18:15