FLOP SUGLI SCAFFALI – A qualche migliaio di chilometri di distanza, invece, un altro membro della rosa interista sta componendo gli (ultimi?) capitoli del romanzo “L’insostenibile leggerezza di Wesley”, storia di un acquisto azzeccato, di un campione vincente e della sua innaturale decadenza, schiava del lassismo e della sindrome da prima donna. L’assenza dell’olandese, poco propenso a coprire in fase difensiva, sta portando più benefici che problemi al team di Stramaccioni. Il ko di Sneijder è giunto a puntino, proprio quando la squadra necessitava di compattezza e tranquillità, non di sfuriate plateali e capricci immotivati. Stramaccioni fa buon viso a cattivo gioco. Di certo l’impossibilità di schierare l’olandese lo ha esonerato dal fare scelte coraggiose, con tutto ciò che ne sarebbe seguito. Un esonero momentaneo però. L’eroe della tripletta 2010 tornerà e chiederà un posto da titolare, forte anche di un contratto da sei milioni netti annui. A quel punto il tecnico romano si troverà al primo vero bivio della sua gestione. La differenza tra chi decide e chi decide di non decidere è ancestralmente uno degli elementi di discrimine tra vittoria e sconfitta. Dai tempi di Herrera con Angelillo, proseguendo con Lippi nella gestione di Baggio e terminando con le scelte di Capello nel centellinare i minuti di Alex Del Piero.
This post was last modified on 25 Ottobre 2012 - 03:42