Quanto è vicina alla perfezione questa Inter? In cosa potete migliorare?
“Delle squadre del gruppo di testa siamo sicuramente quella che deve lavorare di più, perchè abbiamo cambiato tanto. Il dato positivo, però, è che siamo anche la squadra con più margini di miglioramento. Siamo sulla strada giusta e la motivazione dei miei giocatori, anche in partite così ravvicinate, è un segnale importante per un allenatore. Allo stesso tempo so che abbiamo tanto da lavorare. Nell’unica distrazione che abbiamo avuto, siamo stati puniti dal Bologna, ma credo che l’Inter abbia fatto davvero una bella partita”.
Quando rientrerà Sneijder?
“Stiamo facendo di tutto per recuperarlo, ma la mia voglia di riaverlo è giustamente frenata dal fatto che un giocatore importante deve rientrare solo quando è al 100%. Quando sono arrivato all’Inter c’erano giocatori che per la voglia di essere sempre in campo si portavano dietro dei problemi da tempo. Questa cosa non deve succedere. Vale per Sneijder, vale per Coutinho, così come è valso per Alvarez. Sicuramente il fatto che manchino elementi così riduce la scelta offensiva, ma non vogliamo rischiare”.
L’Inter è sempre più in linea con la tua idea di gioco?
“Le idee di un allenatore devono essere in linea con la qualità e le caratteristiche dei propri giocatori. Stiamo crescendo e piano piano cercheremo di raggiungere degli standard sempre migliori”.
La scelta di Mudingayi sulle tracce di Diamanti è legata al fatto che i due si conoscono molto bene?
“Diamanti è un giocatore importante e in quella posizione può creare parecchi problemi agli avversari. Gaby lo conosce bene e si è occupato benissimo della parte centrale del campo, tanto che le cose migliori Diamanti le ha fatte sull’esterno. Dopo i match contro Catania e Partizan, Mudingayi ha fatto un’altra grande prestazione”.
Guardando la classifica, l’Inter può sentirsi l’anti-Juve?
“Siamo solo alla nona giornata. La cosa che mi interessa è vedere dei miglioramenti costanti. Il nostro obiettivo è tornare in Champions League, lo dico da inizio stagione. Siamo sulla buona strada ma dobbiamo pensare solo a lavorare”.
Che sensazioni hai provato tornando a Bologna?
“Quando vivi 5 anni in una città, dai 14 ai 19 anni, lontano dalla tua famiglia, diventi uomo. Ovviamente mi sono un po’ emozionato. Ho rivisto il dottore che mi ha fatto smettere di giocare a calcio. L’ho ringraziato, perchè se sono qui è anche merito suo (sorride, ndr)“.
This post was last modified on 30 Ottobre 2012 - 18:30