L’incendio polemico di Gian Piero Gasperini scoppia nel finale dell’intervista post Palermo-Milan ai microfoni di Mediaset. La miccia viene accesa da un opinionista speciale, Gabriele Oriali, che domanda al tecnico rosanero cosa pensi nel guardare l’Inter odierna con la difesa a tre e Palacio in attacco.
Il Gasp non sembra cadere nella trappola, l’avrà digerita dopo tutto questo tempo, ma poi sputa una frecciatina letale, giusto per non lasciarsi sfuggire l’occasione di dire la sua verità: “Di sicuro c’è stato un comportamento scorretto nei miei confronti”. E subito dopo allude a delle “dichiarazioni fuori luogo e totalmente inaccettabili da parte del presidente…“.
Le parole di Moratti sotto accusa sono probabilmente queste: “Gasperini ha rovinato tutto; ha tolto la grinta all’ambiente e si lamentava in continuazione contro i giocatori. Davvero pessimo“. Di sicuro non fa piacere a un allenatore essere giudicato in questo modo, c’è tuttavia da considerare la rarità di esternazioni così dure da parte di un presidente noto per la riservatezza nella gestione dei rapporti con staff, giocatori e allenatori.
Tutti sanno che le colpe per lo sconquasso dell’Inter gasperiniana vanno equamente condivise tra società e tecnico: la prima colpevole di aver totalmente ignorato le richieste del suo manager, di fatto delegittimandolo già prima dell’inizio della stagione; questo inspiegabilmente testardo nel voler applicare a tutti costi le proprie idee tattiche su una squadra senza i giocatori adatti e in una delicata fase di transizione “post-triplete”.
Gasperini, nella stessa intervista, fa notare di aver potuto giocare “in fondo solo tre partite”, dimenticando di averne perse due su tre (con Palermo e Novara, mica Barca e Real) e ignorando la sconfitta in Supercoppa contro il Milan e la disfatta interna contro i turchi del Trabzonspor. Soprattutto nessuno gli ha risposto che la sua Inter era una squadra in totale crisi di identità, non solo riguardo moduli e schemi ma persino nei rapporti tra allenatore e giocatori. Chi non ricorda il momento drammatico nel quale, proprio a Novara, Gasperini chiamò ai suoi la difesa a tre e subito dopo Cambiasso venne beccato dalle telecamere a mostrare le quattro dita ai suoi compagni: “Quattro, quattro…giochiamo a quattro”?
Se adesso la squadra gioca effettivamente con la difesa a tre e lo fa con ottimi risultati il merito è di Stramaccioni, che ha saputo cambiare in corsa la squadra e le sue idee, col solo obiettivo di mettere i giocatori nelle condizioni adatte per esprimersi al meglio. Questa è la qualità che ti manca Gasp, meglio non tornarci su.