Difficile valutare le scelte di un allenatore che non aveva scelta. Se qualcuno per un attimo ha pensato il contrario gli ingressi con relativo impatto di Pereira e Alvarez hanno sgombrato il terreno da qualsiasi dubbio. Le assenze di Samuel e Ranocchia si fanno sentire. La presenza di Silvestre ancora di più. C’è un errore dell’argentino, privo di ritmo partita dopo settimane di panchina forzata, su ognuno dei gol atalantini: esce male su Moralez, lasciando Bonaventura libero di colpire di testa a due passi da Handanovic; sale male in occasione del 2-1, spalancando la porta a un Denis in cerca di convergenza; interviene male (più o meno, ndr) ancora sul Frasquito, lanciato come il miglior Asamoah, e regala il rigore con cui riesce addirittura nell’impresa di far siglare una doppietta al Tanque.
Ma non si può ridurre tutto a una “caccia a Matias”. Dopo un ottimo avvio, forse il migliore dell’intera stagione, tutti i dieci schierati davanti ad Handanovic palesano problemi: Guarin, autore di un eurogol e di un’ottima ripresa, nella prima frazione sbaglia tanti appoggi e lascia Zanetti in balia dell’indemoniato Bonaventura; Palacio mette in rete tardi, dopo aver sprecato troppi tentativi per prendere la mira; Milito e Cambiasso si ricordano di essere dei “vecchietti”, per quanto terribili; Cassano accende al limite dell’area e spegne in tutto il resto del campo.
Al netto delle difficoltà tecniche e tattiche, non è mai mancata la determinazione e la voglia di cercare stancamente la rete a un gruppo che fino a pochi mesi fa tendeva a disunirsi. Sono lontane le umilianti sconfitte dello scorso anno. E anche i crolli inattesi con Roma e Siena. Forse ieri sera, ancor più che lungo tutta la striscia di vittorie, l’Inter ha dimostrato di saper essere squadra, di poter uscire dal campo sconfitta ma a testa alta.
Non è la fine di una serie. E’ solo l’inizio di una nuova.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)
This post was last modified on 13 Novembre 2012 - 15:21