Si è soliti dire che “piove sempre sul bagnato”; dando un’occhiata all’elenco degli infortunati in casa Inter, è facile capire il perché: 11 giocatori in disponibili (o quantomeno in forte dubbio per il prossimo impegno), praticamente una squadra intera ai box per infortuni più o meno recenti. E’ fisiologico che, durante una stagione ricca di impegni e partite ad alto ritmo, qualche probelma fisico possa capitare; sfortuna vuole che l’Inter sia stata falcidiata da infortuni proprio nel suo momento migliore, nonché che i giocatori colpiti fossero tra quelli più in forma.
Negli ultimi 10 giorni l’infermeria nerazzurra è andata riempiendosi: oltre ai giocatori indisponibili già da diverso tempo, ossia Stankovic, Chivu, Sneijder, Obi, Mariga e Coutinho, si sono aggiunti Ranocchia e Samuel dopo la sfida con la Juventus, Mudingayi in seguito all’infortunio rimediato nei primi minuti di Partizan-Inter e infine Guarìn, che dovrebbe star fermo per 15-20 giorni.
E’ inutile mettersi a cercare i “colpevoli” di questa serie di infortuni a catena, sia perché gli impegni così ravvicinati portano a sforzi davvero difficili da sostenere (tenendo presente che la stagione dell’Inter è iniziata prestissimo), sia perché alcuni infortuni sono di natura traumatica, dovuti a contrasti di gioco (vedi Coutinho) e non imputabili a errori dello staff medico o dei preparatori atletici.
Non sarà facile gestire una rosa martoriata da guai fisici, tenendo presente che il calendario nerazzurro è fitto di impegni da non fallire. Un piccolo spiraglio, una luce in fondo al tunnel s’intravede in questa settimana: mercoledì ci saranno le amichevoli della nazionali, i giocatori dell’Inter convocati non sono molti e sarà possibile dedicarsi al recupero degli infortunati in maniera attenta e accurata.
La squadra allenata da Stramaccioni ha già dimostrato di saper affrontare le avversità con carattere e determinazione, restando unita e dimostrando tutte le proprie qualità; ora è il momento di stringere i denti, di essere più forti dei guai fisici, di continuare a pedalare anche se la salita sembra interminabile, perché dopo una dura salita, c’è sempre una discesa, utile per lanciarsi nello sprint. Tutto questo sperando di non dover far più i conti con gli infortuni.
This post was last modified on 14 Novembre 2012 - 11:22