Ausilio: “Serve tempo per giudicare il nostro lavoro. Seguiamo Jung e Quintero…”

Interessante intervista quella concessa da Piero Ausilio ai microfoni di Inter Channel durante la trasmissione “Prima Serata”. Il direttore sportivo dell’Inter ha toccato tanti temi, partendo dal mercato nerazzurro che verrà, fino ad arrivare ai suoi trascorsi di giocatore prima e allenatore poi.

Nell’analizzare il percorso che lo ha portato col tempo ad occupare un ruolo così delicato in una società così importante Ausilio racconta:Ho fatto il calciatore, nel ruolo di centrocampista, o almeno ci ho provato: tutte le trafile alla Pro Sesto, fino a quando la mia carriera è stata interrotta ufficialmente per un infortunio grave. Ho fatto calcio in modo diverso, avrei voluto fare l’allenatore, ma hanno capito che pure lì non era il caso. Non credo esista un solo modo per fare carriera. Ognuno ha la sua storia”.

Ad Ausilio poi viene chiesto un consiglio da dare a un giovane che decide di intraprendere la sua stessa strada: “Posso solo dire di dedicarsi con passione a quello che anche per me era un sogno. Ai tempi per me fu determinante il presidente della Pro Sesto (Giuseppe Peduzzi, ndr), io volevo allenare, lui era convinto che avevo delle qualità diverse e mi convinse, anche se non fu facile. Quindi ho cambiato percorso, ho iniziato a fare il responsabile del settore giovanile con Pierluigi Casiraghi che era responsabile tecnico, ho fatto anche esperienze vicine alla prima squadra della Pro Sesto e poi, nel 1998, sono arrivato all’Inter come segretario“.

Tanta gavetta dunque per uno degli uomini di mercato dell’Inter, che spiega come sia difficile svolgere questo lavoro, tra tante critiche e pochi complimenti. Perché quando tutto va bene il merito è sempre condiviso, mentre quando le cose cominciano ad andare male, chi gestisce il mercato è tra i primi a doverci mettere la faccia: “Bisogna essere onesti, bisogna giudicare le operazioni messe a punto su un periodo medio-lungo, non si può pensare a una sola stagione o all’ultima. Quest’anno crediamo di aver fatto bene con le richieste che abbiamo avuto: pur dovendo andare a incidere sul taglio degli ingaggi, ad esempio, siamo riusciti a mantenere – se non addirittura migliorare – la competitività, grazie anche alla grande disponibilità e empatia che hanno dato e avuto i nostri giocatori con l’allenatore. Chiaro che possiamo migliorare, ma io credo che le operazioni fatte sono state fatte bene con un taglio del 50% sugli ingaggi.

Si finisce ovviamente a parlare di quelli che saranno i piani dell’Inter per le prossime sessioni di mercato. Su Jung, giovane terzino dell’Eintracht Francoforte dice: “È un ragazzo giovane, non posso negare che lo stiamo seguendo, ma da qui a dire che abbiamo fatto dei passi decisivi ce ne passa“. Sempre in difesa si passa poi a parlare di Ogbonna che, a detta di Ausilio, è il giovane maggiormente pronto a fare il salto in una big. Capitolo centrocampo incentrato poi sul solo Quintero: “Su di lui abbiamo provato a fare qualcosa, il problema è quando ti trovi di fronte a dei giovani di talento con passaporti stranieri devi fare delle scelte legate al momento. Il Pescara ha sfruttato la possibilità di poterlo tesserare, noi ci abbiamo provato, avremmo dovuto strutturare l’operazione con la collaborazione di altre società, ma abbiamo dovuto lasciare perdere. Lo stiamo comunque seguendo e sono contento che sia arrivato in Italia perché è un ragazzo di qualità, giovane e sta facendo bene“.

Dal mercato alla questione delle “squadre B” di cui anche Ausilio sembra essere un grande sostenitore: “Da non confondere con un campionato riserve, che è in realtà soltanto un riportare la categoria della Primavera a quello che era il vecchio regolamento, dando quindi la possibilità a un ’94 di avere anche un altro sbocco. La squadra B invece è quella che partecipa a un campionato, che affronta squadre in campo per fare risultato, per guadagnare a fine mese”.

In chiusura una battuta sulle linee guida del futuro: Noi siamo stati tra i primi in Italia – nel 2001/2002, con Martins e Pandev ad esempio -, precursori del concetto di settore giovanile internazionale. Abbiamo preso ad esempio Biabiany, allora non giocava neanche a livello professionistico, ma da un po’ di tempo l’input che abbiamo intrapreso insieme con Roberto Samaden e Pierluigi Casiraghi – un po’ diversamente rispetto al nostro passato – è quello di riscoprire il talento italiano. Grande scouting sui ragazzini più piccoli e tantissima presenza di calciatori italiani.

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