Oggi abbiamo probabilmente la risposta alla domanda: come mai Andy van der Meyde, una vecchia conoscenza del calcio italiano, negli ultimi 9 anni ha collezionato soltanto 65 presenze complessive (campionato più coppe europee) nei club in cui ha militato (Inter, Everton, Psv e WKE)? La risposta è stato lo stesso calciatore olandese a fornirla, scrivendo un’autobiografia nella quale, con incredibile sincerità e con forza di volontà, ha raccontato la vita sregolata che ha condotto negli ultimi anni. Il 33enne racconta di avere avuto problemi in famiglia, in particolare con il padre “alcolizzato e giocatore incallito”, a tal punto “che quando entrai nelle giovanili dell’Ajax chiesi di giocare con il cognome di mia madre”.
Van der Meyde ammette che l’Ajax “è stata l’unica squadra in cui mi sono divertito”; e poi rivela: “Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull’anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Tomas Galasek invece mi iniziò alle sigarette”.
Quindi il trasferimento all’Inter, che rappresenta la prima vera svolta in negativo per l’olandese; il quale sente combattere la nostalgia di casa quasi sempre con l’alcol. Sbronze frequenti, che gli causano anche uno svenimento in conferenza stampa. Il passaggio dall’Olanda all’Italia viene dunque mal gestito dall’allora giovane centrocampista che infatti lo interpreta come un “lasciare un negozio di paese per una multinazionale“.
Van der Meyde svela una consuetudine alla quale Moratti aveva abituato i suoi calciatori: tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50 mila euro a testa. Nel privato, le stravaganze non mancano, anche per la presenza di Dyana, la prima moglie dell’olandese: “Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello“.
Quindi, l’Everton che nel 2005 gli propone uno stipendio di 37mila euro a settimana: “Più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa all’ordine del giorno“.
Quindi, la rottura con la moglie Dyana e l’allontanamento dalle due figlie. La distrazione delle donne era declinata secondo il motto “sempre e ovunque, fosse un’igienista dentale, una segretaria dell’Ajax, una ragazza conosciuta a un semaforo”. Intanto l’olandese continua a ubriacarsi e talvolta si presenta agli allenamenti sbronzo. La parabola discendente è più veloce di quanto si possa immaginare. Arriva anche il momento della cocaina: “Ero fuori controllo; non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. L’ho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto“.
Così sarà. Van der Meyde torna in Olanda, nel Psv Eindhoven. Ma l’atleta non c’è più. Impossibile reggere il ritmo degli allenamenti. La soluzione è una stagione con il WKE. Per poi annunciare l’addio al calcio: “Sono in attesa del quinto figlio, il secondo dalla mia attuale compagna, Melissa. Non sono milionario ma vivo meglio di prima. Col libro ho voluto chiudere un capitolo della mia vita. Adesso voglio allenare nelle giovanili. Dopo tutti gli errori che ho commesso, chi meglio di me può insegnare ai ragazzi come non sprecare il proprio talento?”.
Fonte: calcioblog.it