A Stramaccioni evidentemente piace emozionare nelle sue gare d’esordio. L’aveva fatto alla prima in campionato quando i nerazzurri si erano sbarazzati con un pirotecnico 5-4 del Palermo; si è ripetuto all’esordio in Coppa Italia, tanto noioso nella prima parte quanto concitato negli ultimi minuti.
Alla fine l’Inter vince e centra l’obiettivo, come spesso capita da quando in panchina siede il tecnico romano. Ad attenderci ai quarti di finale la vincente tra Napoli, avversario ormai usuale nella coppa nazionale, e Bologna.
Stramaccioni sceglie di affrontare un ben allenato Verona con un turnover ragionato: alla presenza di big come Palacio, Cassano e Juan Jesus fanno da contraltare gli esperimenti in altre zone del campo, soprattutto sulla mediana, governata dalla strana coppia Duncan-Mariga. Mentre il giovane classe ’93, dopo un inizio stentato, guadagna sicurezza e applausi col passare dei minuti, il keniota non ne ha modo, sostituito a metà gara dopo un primo tempo disastroso.
Va molto meglio l’altro rientrante, Chivu, a suo agio in un ruolo che gli riesce naturale, nonostante la mobilità ancora limitata. Assistito da Silvestre e da Juan Jesus, strabordante per quasi un’ora, limita Cacia e compagni che non si rendono mai pericolosi.
Non fanno di meglio gli avanti nerazzurri, che si limitano a qualche guizzo dei talentuosi Alvarez e Cassano. I due riuscirebbero anche a regalare la rete a Palacio con una splendida combinazione nello stretto se non ci fosse il solito Rocchi a fermare il gioco prematuramente.
E’ l’ingresso di Guarin a sparigliare le carte in tavola: prima sradica il pallone dai piedi di Moras e serve Cassano per il gol del vantaggio, poi su tocco dello stesso Cassano spedisce un siluro che finisce fortunosamente in rete. A dire il vero, quel pizzico di fortuna l’avremmo preferito qualche giorno fa.
La partita sembra in ghiaccio quando Castellazzi è costretto a uscire dal campo per il riacutizzarsi di un problema alla spalla già accusato in precedenza. Stramaccioni ha appena finito, un po’ ingenuamente, i cambi e tocca a Palacio vestire la maglia di Belec e un paio di guanti che gli stanno fin troppo larghi.
Evidentemente tutto quel che si può fare su un campo di calcio riesce spontaneo all’argentino, che assolve al suo compito con flemma, riuscendo anche a sventare il gol degli scaligeri con un prodigioso intervento a pochi centimetri dal palo, che scalda il pubblico fino ad allora quasi muto nel gelo di San Siro.
L’impresa di Palacio ci ricorda quella simile di Farinos, che nel 2002 pure uscì imbattuto da portiere nei quarti di finale dell’allora Coppa Uefa contro il Valencia. Allora l’impresa non bastò comunque per riuscire poi a conquistare la coppa. Chissà che stavolta non accada il contrario.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)