Quello che avrebbe vissuto il giovane croato se solo non avesse impattato il pallone della vitoria a un metro dalla porta vuota con la consueta sufficienza che limita il suo talento. Così la sfida col Genoa che si sperava fosse un gustoso antipasto in vista dei bagordi delle feste si trasforma nel preludio di una giornata disastrosa in cui Lazio, Napoli e Roma, sconfiggendo squadre di medio-bassa classifica, guadagnano punti sui nerazzurri nella corsa ai lasciapassare per l’Europa che conta.
In un’atmosfera da messa di Natale a San Siro si trascina stancamente una gara che non regala mai emozioni. Stramaccioni è costretto a fronteggiare troppe assenze e prova a fare di necessità virtù, schierando una squadra a trazione offensiva con Alvarez, fragile come una decorazione di cristallo, a completare un inedito “quadridente” con Milito, Palacio e Cassano. Di virtù se ne vede ben poca.
Delneri ha già abiurato da anni al calcio spettacolo dei tempi di Verona, preferendo piuttosto un 9-1 in cui per tre quarti di gara Immobile riesce ad essere meno incisivo che al microfono. Quando l’attaccante di Torre Annunziata trova per la prima volta quest’anno Handanovic impreparato, la partita si fa un pò più vivace. Ma l’Inter attacca confusamente. Manca qualità a centrocampo, si sa da fin troppo tempo. Se l’unico in grado di dare un pò di geometrie alla mediana è un difensore centrale convalescente, qualche dirigente, ancor prima dell’allenatore, non ha fatto bene il proprio lavoro.
Del resto è questo il tempo in cui i desideri si trasformano in realtà. Basta non essere troppo ingordi. Non c’è bisogno di “letterine” troppo lunghe. Ci accontentiamo di un centrocampista dai piedi buoni. A Babbo Natale non crediamo ormai più. Ai dirigenti dell’Inter sì. Almeno per ora.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)
This post was last modified on 26 Dicembre 2012 - 03:53