Arrivato in estate dal Porto per dare una svolta alla fascia sinistra nerazzurra, Alvaro Pereira, dopo un inizio balbettante, sta cominciando a prendere confidenza con il campionato italiano. Approfittando della sosta, l’esterno uruguaiano si è raccontatato in un’intervista esclusiva ai microfoni de Il Giornale.
Per rompere il ghiaccio, Pereira spiega l’origine del suo soprannome: “Ero magro. Anzichè Alvarito, è venuto fuori Palito, palo magro“. Poi, racconta il suo impatto con l’Italia: “E’ stato tutto eccellente e fantastico, ma per me è stato più più difficile che per gli altri venuti da Genova o da Napoli. Se potevo fare meglio? Lavoro per la squadra, non perché il mondo parli di me. Se pensi solo a te stesso non arrivi molto lontano. Quando uno sbaglia deve fare autocritica e capirlo da solo”.
Palito è un esterno adattabile anche al ruolo di mezz’ala, ma confessa di avere un debole per altri tipi di giocatore: “A me piacciono i trequartisti, quelli del calcio più vistoso, amo la classe del calciatore. Poi, nella vita e sul campo, ciascuno di noi è destinato a ruoli diversi”.
Pereira parla anche del suo connazionale Alvaro Recoba: “Era un fenomeno, calcia come pochi. Da Recoba ho visto il più bel gol della mia vita. Nello stadio Centenario, giocava con la nazionale. Prima di venire all’Inter”. A proposito di trequartisti, in squadra ce n’è uno che lo ha colpito più di tutti: “Ricky Alvarez ha qualità. Dovete capirmi, io sono un giocatore che lotta e corre. Ma nel calcio fanno la differenza le giocate di classe“.
L’ex Porto passa poi a raccontare il suo approdo nel vecchio continente: “In Romania ho preso i primi contatti. Al Porto ho vinto tanto, sono cresciuto come calciatore e come persona. Qui all’Inter sogno di vincere tanto e di entrare nella storia del club. Ma il campionato portoghese non è tanto equilibrato come quello italiano. Qui è tatticamente diverso: nelle squadre è più diffusa la qualità tecnica”. Oggi però l’Inter è un po’ in difficoltà: “E’ come quando vai k.o. nella boxe. Non c’è tempo per pensare: devi rialzarti e tornare a combattere“.
Quali sono i reali obiettivi di questa Inter? “Lavoriamo per vincere. Ma potrò rispondere solo a maggio“. Ecco che Palito svela poi un retroscena sul suo codino: “E’ nato in Portogallo. Tanti giocatori africani portavano la coda di cavallo. Io avevo i capelli corti, me li sono fatti crescere. Ma, poi, perdevo troppo tempo per lavarli e pettinarli. E allora mi sono fatto il codino, è più pratico”.
Quindi ribadisce la promessa: “Se vinciamo lo scudetto, lo taglio“. Infine, parole al miele per l’Inter: “Noi pensiamo di essere importanti, ma poi finiamo tutti nello stesso posto. L’Inter mi sta nel cuore, ha avuto fiducia. Per me l’Inter è un grande premio. Un grande sogno che chiedo di vivere“.